A luglio la proposta perfezionata. a settembre le firme. È stata diffusa nei giorni scorsi la prima bozza di una norma di iniziativa popolare per frenare la piaga sociale prodotta dal gioco d’azzardo. La proposta di legge cui sta lavorando Legautonomie Lombardia è arrivata ai passaggi finali: il perfezionamento della proposta è infatti previsto entro luglio, mentre il lancio della raccolta firme è in programma a settembre. E prevede un doppio binario: una legge quadro e una sulle case da gioco.
Come anticipato da ETicaNews, si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare che basa dunque la sua forza e la sua autorevolezza anche sul più ampio coinvolgimento possibile di soggetti, di cittadini che hanno voglia di fare qualcosa per contrastare un fenomeno che, complice la crisi, ha superato da tempo i livelli di guardia. Come si sta del resto già facendo in più di una comunità sul nostro territorio, dove sindaci (come quelli che hanno già aderito al Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo), associazioni, cittadini, anche esercenti di locali pubblici che hanno deciso di dire “basta!” si trovano sempre più spesso fianco a fianco nella lotta. Un fenomeno, quello del gioco d’azzardo, che vede inoltre proprio nella Lombardia uno dei territori più martoriati, con Pavia e Como prime due province italiane in termini di spesa pro-capite alle slot-machine: un primato ben poco invidiabile.
«Stiamo ora raccogliendo – fa sapere Angela Fioroni, segretaria di Legautonomie – i pareri del numeroso gruppo di persone (circa seicento fra sindaci, assessori, consiglieri, associazioni, giornalisti, cittadini attivi, ndr) coinvolte in questo problema, affinché anche la proposta di legge scaturisca effettivamente da coloro che vivono i problemi del gioco d’azzardo nei propri territori». «La bozza di legge dunque – prosegue – sarà frutto di un percorso partecipato che ci interessa molto, poiché la legge stessa avrà la finalità di coinvolgere, sensibilizzare, promuovere la partecipazione attiva dei cittadini».
In realtà, appunto, si tratta di due leggi. La prima è una legge quadro ed è quella per la quale partirà la raccolta delle firme. La seconda riguarda più specificamente le case da gioco, dovrebbe seguire un normale iter ed è anch’essa in avanzato stato di elaborazione. Uno sdoppiamento che gli estensori della proposta hanno deciso proprio in virtù dei principi generali su cui tutta l’iniziativa si basa. In particolare uno: il gioco d’azzardo dovrebbe essere autorizzato solo nella case da gioco concessionarie, che appunto verrebbero normate con una apposita legge.
Sbaglia chi pensa che la proposta intenda porre un limite al gioco d’azzardo per ragioni, come dire, morali. Che in questa materia, in ogni caso, potrebbero essere più che legittimamente sostenute. Basti pensare alla finanza etica o socialmente responsabile (Sri) che fin dalle origini ha posto il gioco d’azzardo fra i settori più controversi (per non dire da escludere) nei quali è possibile effettuare un investimento.
No. La proposta, come esprimono chiaramente i principi generali che precedono i contenuti della legge, ha come finalità fondamentale quella della tutela del diritto degli individui alla salute, costituzionalmente garantito (art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana). In altre parole, si tratta non di limitare, né tanto meno di proibire (ciò potrebbe andare in contrasto con il diritto alla libertà d’impresa), ma di regolamentare in modo diverso dall’attuale il gioco d’azzardo per prevenire le sue conseguenze individualmente e socialmente nocive. In particolare le malattie da dipendenza: il G.a.p. (Gioco d’azzardo patologico), o sindrome da gioco con vincita in denaro, così come viene definita dall’Organizzazione mondiale della sanità.
L’idea centrale è che il gioco d’azzardo su apparecchi elettronici sia autorizzato, come accennato, solo nella sale da gioco concessionarie, il cui numero verrebbe determinato per regione e in base al numero degli abitanti. Si prevede quindi che entro due anni (periodo transitorio) gli apparecchi oggi presenti in bar e ristoranti verrebbero riportati nelle sale da gioco autorizzate. L’accesso agli apparecchi sarebbe previsto, inoltre, solo tramite tessera elettronica (per contrastare il gioco minorile).
A essere vietata, invece, sarebbe ogni forma di pubblicità che favorisce l’accesso al gioco d’azzardo. Si prevede inoltre di devolvere l’1% delle somme destinate alla remunerazione degli operatori e dei concessionari del gioco alla costituzione di un fondo per la prevenzione, cura e riabilitazione dei malati di Gap e per l’assistenza psicologica ai familiari. L’1% dei premi non riscossi verrebbe poi destinato a ricerca e monitoraggio sul Gap.
La proposta di legge individua nel sindaco l’autorità competente, previo parere della questura, a rilasciare l’autorizzazione per l’apertura delle sale da gioco. Con distanze minime da rispettare da luoghi sensibili (ad esempio le scuole) e competenze da ridefinire, in senso tecnico e non decisionale, per l’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Infine, vengono previsti strumenti di contrasto del gioco illegale e delle infiltrazioni mafiose, modalità per la tracciabilità dei flussi finanziari e azioni contro l’evasione fiscale e tributaria. E si istituiscono i registri delle scommesse e dei concorsi pronostici.
Gli articoli previsti nella proposta di legge quadro sono in tutto 21.
Chi è pronto a
metterci la firma al rientro dalle ferie? Al riguardo non si accettano scommesse, che non sarebbe davvero il caso…ma probabilmente siamo in tanti. Anzi, tantissimi.
Andrea Di Turi, @andytuit
http://www.eticanews.it/2013/06/azzardo-le-bozze-di-2-leggi-popolari/