Le decisioni che hanno condotto all'approvazione delle nuove norme sono state guidate spesso da diversi timori - ha detto Christopher Hein direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) - dal timore che le persone possano aggirare i controlli di frontiera ed i requisiti per i visti e presentare richieste di asilo infondate. "Ma dove è finito il timore per i diritti umani delle persone?"
ROMA - Il Parlamento Europeo ha oggi approvato il nuovo
Sistema Europeo Comune di Asilo (CEAS), attraverso l'adozione di 4 nuovi strumenti giuridici. Il CEAS ha un impatto diretto sulla vita di circa 400.000 richiedenti asilo ogni anno, su circa 2 milioni di beneficiari di protezione internazionale e le loro famiglie e sul lavoro di decine di migliaia di operatori pubblici e privati nei 27, presto 28, Stati Membri dell'Unione Europea. Il Sistema Comune Europeo di Asilo è unico e non esiste un modello simile in altre regioni.
Un percorso durato tre anni. Il processo che ha portato all'adozione del pacchetto normativo CEAS ha avuto bisogno di quasi tre anni in più rispetto a quanto previsto nel
Programma dell'Aia; è stato faticoso, conflittuale e a lungo dibattuto. La riforma della normativa UE, in materia di asilo, è stata caratterizzata dal tentativo di trovare un compromesso tra due pulsioni fondamentali in contrasto tra loro: da un lato, rafforzare le garanzie dei richiedenti asilo e delle persone che hanno diritto alla protezione internazionale; dall'altro prevenire l'abuso del diritto di asilo da parte di migranti non legalmente autorizzati ad entrare e risiedere nei territori dell'Unione Europea.
Le paure che hanno complicato le cose. "Le decisioni che hanno condotto all'approvazione delle nuove norme sono state guidate spesso da diversi timori - dice Christopher Hein direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) - dal timore che le persone possano aggirare i controlli di frontiera ed i requisiti per i visti e presentare richieste di asilo infondate; dal timore che le persone possano nascondersi per non essere rimandate in un altro Stato membro dove non vogliono andare; dal timore che alcune famiglie possano essere costruite per il solo scopo di ricevere diritti e benefici; dal timore - ha aggiunto Hein - che i richiedenti asilo ed i rifugiati possano minacciare la sicurezza degli Stati o turbare l'ordine pubblico; dal timore che meccanismi di ingresso legale per migranti nell'UE possano gonfiare il numero di richiedenti asilo; l'esplicito o implicito timore di 'invasione' . Ma dove è finito - ha concluso il direttore del CIR - il timore per i diritti umani delle persone, il timore che anche sotto la protezione del CEAS, richiedenti asilo e persone aventi diritto alla protezione internazionale possano vedere violati loro diritti fondamentali?".
Non cambia praticamente niente. I richiedenti asilo potranno infatti ancora continuare ad essere spostati, secondo il Regolamento Dublino 3°, contro la loro volontà ed i loro interessi legittimi, da uno Stato membro ad un altro. Rischieranno di essere esposti a trattamenti inumani ed al rischio di respingimento quando verranno trasferiti in un Paese che offre condizioni di accoglienza insufficienti e mostra gravi carenze nel sistema di protezione nazionale. Inoltre, il richiedente asilo potrà continuare ad essere detenuto, eventualmente anche su scala più ampia rispetto al passato, per una vasta serie di ragioni nonostante non sia accusato di alcun crimine. Il diritto ad un ricorso effettivo, in particolare contro una decisione negativa di richiesta di asilo nell'ambito delle "procedure speciali" continuerà a non essere pienamente garantito. Nonostante le dure contestazioni continuano ad essere presenti nozioni come quelle di "paese di origine sicuro", "paese terzo sicuro", "paese terzo europeo sicuro", "paese di primo asilo" e "ammissibilità di una domanda di asilo" .
Tutto continuerà ad essere difficile. L'accesso ai territori dell'UE e, conseguentemente, alla protezione continuerà ad essere assai difficile e, per una stragrande maggioranza di persone in cerca di protezione, continuerà ad essere assai poco possibile l'accesso solo in modo irregolare e non protetto, in condizioni di rischio per le loro vite e sottoposti a forti pagamenti ai trafficanti. Mezzi alternativi di accesso alla protezione non sono previsti, eccetto per un ristretto numero di rifugiati che beneficiano del reinsediamento. "Pur riconoscendo che in confronto alla 'prima generazione' di strumenti giuridici di asilo dell'UE sono stati fatti importanti passi avanti, attraverso un sistema comune, basato sul rispetto dei diritti umani e del principio di asilo e dei diritti dei rifugiati, e che l'attenzione è rivolta molto più verso le persone vulnerabili ed i loro bisogni speciali - ha detto ancora Hein - resta ancora tutto da costruire un vero sistema di asilo che garantisca la parità di diritti e standards in tutta l'UE e che preveda la possibilità di accedere alla protezione in modo sicuro. Ma ora - ha concluso il direttore del CIR - la sfida è quella di monitorare il recepimento delle direttive nella legislazione nazionale e promuovere standards più elevati compatibili con i principi della Corte di Strasburgo".