In totale sono state coinvolte da questo tipo di disastri più di 3,4 milioni di persone nella regione. Ma il bilancio è destinato a salire.

Anche l’ultima parte della primavera si annuncia all’insegna del tempo incerto, mentre in queste ore l’Europa centrale sta vivendo momenti difficili a causa dell’emergenza inondazioni, riportando il ricordo dei cittadini al 2002. In Repubblica Ceca, in base ai dati forniti dalla polizia, si contano 4 vittime e 4 dispersi, con 2.695 persone evacuate dalle aree vicine ai fiumi. La pioggia incessante ha fatto straripare la Moldava, rendendo necessaria la chiusura di alcune zone nel centro di Praga.

Critica la situazione anche in Germania dove nel Land del sud, in Baviera, a destare preoccupazione è il passaggio dell’onda di piena del Danubio e del fiume Inn. In Sassonia, nell’Est della Germania, le istituzioni hanno diramato l’allerta per i fiumi Elba, Elster e per la Spree. Scendendo a Sud, in Austria, il bilancio è finora di un morto e due dispersi in conseguenza di smottamenti provocati dalle piogge incessanti da giorni. Circa 300 persone sono state evacuate nelle regioni di Salisburgo e del Tirolo, dove diversi centri abitati sono stati completamente inondati. A Linz il Danubio minaccia di esondare e le autorità hanno isolato e chiuso al traffico alcuni quartieri della città. Molti i problemi alla viabilità stradale e ferroviaria, con la linea ferroviaria del Brennero bloccata a causa della cadute di frane sul versante austriaco del valico italo-austriaco.

«L’Europa è pronta ad aiutare Austria, Repubblica Ceca, e Germania, duramente colpite dal maltempo e dalle inondazioni con le risorse del fondo Ue per la solidarietà- ha dichiarato il commissario Ue alle Politiche regionali Johannes Hahn, per mezzo del suo portavoce Shireen Wheeler- In questa fase i Paesi non hanno fatto domanda, ma hanno dieci settimane per formularla e ci sono buone ragioni per ritenere che le richieste siano accolte». Intanto anche il nostro paese, specialmente al nord, continua ad essere colpito da ripetute ondate di maltempo che hanno caratterizzato questa primavera, definita dagli esperti tra le più piovose degli ultimi 150-200 anni. La conseguenza immediata sono i danni al settore agricolo conteggiati dalla Cia.

«Il maltempo prolungato e il freddo fuori stagione hanno già “bruciato” oltre mezzo miliardo di produzione agricola con la perdita del 40 per cento del raccolto di mais e del 35 per cento di quello di foraggio, ma con punte fino al 50 per cento per il fieno. Non solo: c’è la situazione critica del “triangolo del riso” con una produzione già stimata in calo di un terzo e ci sono i problemi sull’ortofrutta, con un “taglio” medio del 10 per cento sui raccolti, nonché il pre-allarme sui vigneti dove i terreni allagati accrescono il rischio di attacchi fungini per le viti». L’anno passato il settore agricolo era stato messo in ginocchio dall’emergenza siccità, quest’anno dall’abbondanza di acqua, ma la conseguenza è la stessa: una richiesta di sostegno ai redditi degli agricoltori ancora una volta in difficoltà aggiuntive rispetto a quelle dovute alla crisi.

Ma a pagare le conseguenze saranno anche i consumatori visto che è probabile un aumento dei prezzi (e un’impennata di speculazioni) in particolare per frutta e verdura di stagione, ma anche per i prodotti legati all’allevamento, dalla carne al latte, visto il caro-mangimi.

Un fatto è certo gli eventi estremi (l’anno scorso parlavamo di una siccità mai ricordata a memoria d’uomo) si stanno facendo più frequenti ed intensi. Le inondazioni, sono il disastro naturale più comune e che ha fatto più vittime in Europa negli ultimi dieci anni (mille morti con milioni di persone coinvolte) riporta uno studio pubblicato dall’ufficio europeo dell’Oms. Il rapporto ha analizzato la letteratura scientifica, i report dei media e i dati di un questionario inviato a tutti i 53 stati membri dell’Oms Europa, che comprende anche i Balcani e le repubbliche ex sovietiche. Cinquanta hanno riportato episodi di inondazioni, e il 66% dei morti è dovuto ad annegamento.

In totale sono state coinvolte da questo tipo di disastri più di 3,4 milioni di persone nella regione, una cifra che è destinata però ad aumentare visto gli eventi più intensi causati dai cambiamenti climatici. «Senza misure preventive da qui al 2080 le persone a rischio da inondazioni causate dai fiumi cresceranno di 250-400mila unità l’anno», è riportato nel rapporto che cita fra i corsi d’acqua più pericolosi la Loira e la Garonna in Francia, il Danubio e il Po. I dati e la situazione contingente dovrebbero far attuare senza indugio a tutti i paesi politiche di prevenzione e per quanto riguarda gli stati membri della Comunità europea approvare senza ritardi il Piano gestione alluvioni con scadenza 2015.

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