In occasione del forum Terra Futura, A Sud ha avuto l’opportunità di conoscere Sebastian Pinetta, presidente dell’associazione argentina Bienventurados Los Pobres, che da oltre 20 anni lavora nel nordovest del paese.

L’incontro con Pinetta ci ha permesso di conoscere più nel dettaglio la grave situazione vissuta dalla popolazione della provincia argentina di Catamarca, che dal 2004, e ancora oggi, porta avanti la sua battaglia pacifica contro lo sfruttamento di questa terra.

“Da 18 anni, da quando le prime multinazionali delle estrazioni di minerali sono arrivate, lottiamo contro lo sfruttamento del nostro territorio”, dice Sebastian Pinetta,

La miniera Alumbrera è la sesta miniera a cielo aperto più grande del mondo, dalla quale ogni anno vengono estratte 700.000 tonnellate di concentrato di oro e rame a colpi di dinamite, con esplosioni che distruggono 300 tonnellate di roccia al giorno. I metalli vengono separati con acqua e sostanze chimiche che finiscono per inquinare le falde acquifere e la campagna circostante. I metalli vengono esportati all’estero, senza generare ricadute economiche sul territorio, grazie ad un regime fiscale agevolato, sia per quanto riguarda le tasse sui guadagni (la Alumbrera paga solo il 3% delle royalties per oro e rame, sebbene esporti oltre 60 tipi di metalli) e agevolazioni e rimborsi sulle esportazioni.

Come risultato, il mega stabilimento minerario fattura ogni anno 4-5 volte quanto l’intera provincia. L’estrazione a cielo aperto genera numerose conseguenze negative sia per quanto riguarda l’equilibrio idrogeologico della zona sia per quanto riguarda l’inquinamento e la contaminazione, non solo dei terreni ma anche delle falde acquifere. Inoltre dal punto di vista economico e sociale, sia la provincia dove si sta sviluppando il più grande progetto minerario degli ultimi 15 anni, quella di Catamarca continua ad essere una delle province più povere del paese. E la cosa che preoccupa maggiormente è come i governi, che si dicono portatori di cambiamento, in realtà agiscano da supporto alle grandi multinazionali usando tutti gli strumenti repressivi in loro possesso e creandone anche degli altri per tenere a bada le proteste.

Da alcuni anni gli abitanti di queste zone si sono mobilitati per protestare contro lo sfruttamento delle loro montagne, ricche di metalli preziosi. La resistenza della gente di Catamarca è storica, i cittadini stanchi di vedere i loro familiari ammalarsi a causa della contaminazione dell’aria, della terra e dell’acqua e di essere defraudati delle ricchezze naturali lottano in maniera pacifica per difendere il territorio. Ma la repressione da parte dello Stato non si è fatta attendere e negli ultimi anni sono state varate leggi molto severe per scoraggiare le proteste. Ultima in ordine cronologico è la Legge Antiterrorismo, che prevede misure speciali volte a reprimere i moti di protesta. Mantenere l’ordine, favorire il progresso e combattere la povertà: queste sono le giustificazioni ufficiali, ma chi si oppone a questo modello di sviluppo non ci sta, e di giorno in giorno aumentano i contadini, gli indigeni, le assemblee cittadine, i movimenti studenteschi e di lavoratori che dicono no a questo modello.

“Siamo stanchi – dice Pinetta – di vedere questo scempio. Ma la nostra lotta non è solo ambientale. Crediamo che la nostra sia una lotta politica, in difesa dei beni comuni e di un modello di sviluppo più attento alle persone e più democratico. La nostra è una battaglia globale per il bene comune”.

di G. Branda per A Sud

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