L'economia sociale è approdata anche a Cuba. Lo prevedono le nuove linee di sviluppo strategico del paese che propongono, tra le altre cose, l'introduzione di nuove modalità di gestione delle attività economiche. In sostanza i privati cittadini, organizzati o no in cooperative, potranno progressivamente offrire servizi di varia natura per rispondere alla domanda della popolazione.
In realtà il cooperativismo cubano esiste in campo agricolo fin dagli anni '60, con modelli di gestione della terra e dei mezzi di produzione in forma privata o collettiva che hanno così garantito la produzione alimentare per la popolazione. Questo sistema ha svolto un ruolo strategico negli anni '90, durante il cosiddetto "periodo speciale", quando con la caduta del blocco socialista, è entrato in crisi il modello economico basato su relazioni di import/export economicamente squilibrate. In quegli anni è risultato evidente che la politica agraria cubana dovesse basarsi su modelli di agricoltura sostenibile che includessero l'eliminazione o la riduzione di input esterni, il recupero e la valorizzazione di varietà locali resistenti, la produzione a km 0 (orti urbani e suburbani), e la diversificazione produttiva vincolata alle esigenze del mercato locale. Le cooperative agricole e l'associazione dei piccoli agricoltori (Anap) che le raggruppa hanno in questo modo cercato di garantire la sovranità alimentare alla società cubana.
Oggi però nuove sfide si presentano all'orizzonte: la trasformazione e la distribuzione dei prodotti in una logica di filiera, la prestazione di servizi, l'associazione tra cooperative, agricole e non, per garantire la chiusura della catena produttiva. Inoltre, per la prima volta si parla di cooperative di servizio, di trasporto, della casa, della pesca, così come per la prima volta si stanno autorizzando forme di lavoro in proprio, che possano dare supporto allo Stato, alle Provincie, ai Municipi nel fornire alcuni servizi che attualmente non soddisfano la domanda.
Per rendere tutto questo operativo, sono state approvate nel paese una serie di leggi, da una parte per permettere alle nuove piccolissime imprese di iniziare un percorso di inserimento nel mercato, dall'altra per attivare in via sperimentale circa 220 nuove cooperative non agricole. Questo percorso è accompagnato da una forte volontà di decentramento, volto allo sviluppo locale, che consenta al territorio di gestire e amministrare le proprie risorse, sia attraverso l'utilizzo delle entrate a livello locale, sia attraverso il ricavato dalle nuove tasse, sia utilizzando fondi e crediti messi a disposizione dallo Stato o da terzi.
Da anni COSPE sostiene lo sforzo delle cooperative agricole e, in questo nuovo modello, promuove l'integrazione con le nuove forme associative in una logica di creazione di filiere di economia sociale e solidale che garantiscano uno sviluppo locale sostenibile.
In questo senso è stato importante condividere risorse e persone del Mercosur (l'Organizzazione del Mercato comune dell'America Meridionale) e promuovere una visita di 6 delegati Cubani tra Uruguay e Brasile, per mettere in moto uno scambio proficuo di opinioni ed esperienze. Grazie all'esperienza più che ventennale nel Mercosur COSPE può proporsi come interlocutore per far dialogare tra loro le varie parti e condividere così spazi di scambio e riflessione. In cantiere ci sono nuovi progetti per far sì che le nuove esperienze che si realizzano a Cuba sotto il nome di economia sociale, siano a servizio dello sviluppo locale e del decentramento, della costruzione di spazi di partecipazione e a garanzia di una buona formazione per portare avanti nuove attività economiche di gestione non statale.
L'idea è quella di fare in modo che la Società Civile o i vari ambiti di Governo possano avvicinarsi a questo nuovo approccio economico, cogliendone rischi e opportunità per migliorare la qualità della vita delle persone.
Cecilia Rossi Romanelli e Luigi Partenza (Cospe)