I due giovani hanno realizzato i propri sogni nonostante le gravi menomazioni fisiche, e ciò li ha resi forti e desiderosi di coinvolgere altri ragazzi nel progetto "DiDi - Diversamente disabili": per far correre di nuovo chi ha avuto incidenti gravi.
Roma - Matteo Baraldi ed Emiliano Malagoli sono due giovani motociclisti speciali, così si definiscono loro, poiché corrono in moto con delle protesi, il primo al braccio destro, il secondo alla gamba destra. La loro passione per le due ruote, la stessa che gli ha portato via gli arti a seguito di un incidente stradale, ha permesso loro di rivivere un'altra vita, diversa e non meno entusiasmante della precedente. Matteo ed Emiliano hanno inseguito e realizzato i propri sogni dopo le gravi menomazioni fisiche e ciò li ha resi forti e desiderosi di coinvolgere altri ragazzi come loro in un bel progetto: Di.Di. Diversamente Disabili , un'associazione non profit fondata da entrambi per far correre di nuovo chi ha avuto incidenti gravi.
Matteo Baraldi, classe 1977, nasce a Sirmione in provincia di Brescia. La passione per la moto lo contagia giovanissimo quando a tre anni monta in sella sulla moto dello zio. Cresce, studia, acquisisce un diploma in informatica e trova un impiego sempre coltivando al massimo la sua passione, poi nel 1999 succede l'incidente. "Sono scivolato con la moto - ci racconta- a causa della cattiva manutenzione della strada e sono finito contro un guardrail che era deformato da molto tempo, tagliente come una lama e rivolto verso la strada; mi ha amputato sul colpo il braccio destro. Uscito dall'ospedale desideravo di nuovo tornare in sella mia moto, ma come potevo?". Poi Matteo era riuscito a tornare in moto con la protesi nel 2002 e nel 2003 dopo una lunga battaglia legale è riuscito a conseguire la licenza per correre in moto, ma purtroppo era solo.
Per Matteo l'incontro con Malagoli è stato risolutivo e ci racconta: "Emiliano mi ha ridato la carica e la positività per fare ciò che abbiamo fatto! Emiliano è un grande! Credo che non smetterò mai di ringraziare Emi e la sua compagna Chiara per quello che siamo riusciti a realizzare fin d'ora". Come vi siete conosciuti? "Emiliano mi ha telefonato nell'estate 2012 e ci siamo incontrati al Mugello il 30 settembre alla sua prima gara dopo l'incidente. In quell'occasione Emiliano mi ha folgorato dicendomi: "Facciamo insieme l'endurance al Mugello del 4 novembre 2012?" Ed io in neanche un secondo ho replicato: "Ok facciamolo".
Poi Emiliano ha trovato la strada giusta per creare l'onlus Di.Di. Diversamente Disabili, con il progetto di realizzare corsi con moto adattate dall'Associazione per ragazzi che vogliono riprovare a ritornare in moto dopo l'incidente; per chi vuole ritornare a gareggiare c'è anche il Team Di.Di.
Ci sono già tanti ragazzi che vogliono fare i vostri corsi? "Al Motodays di Roma diversi ragazzi hanno girato in pista su alcune moto Di.Di. allestite per l'occasione e ci sono altri ragazzi pronti a provare nelle prossime manifestazioni. Il team Di.Di. all'attivo ha già dodici piloti". Che cosa vorresti dire ai ragazzi che hanno il tuo stesso problema? È normale che sia dura dopo dei gravi incidenti, ma vale la pena combattere con tutte le forze per riconquistare il grande sogno chiamato vita! Si può ancora essere in gioco come prima e felicemente. Io ed Emiliano ne siamo la prova".
Emiliano nasce a Lucca nel 1975 e vive a Montecarlo (Lu) fino quando al Mugello conosce Chiara Valentini, campionessa europea del 2006 anche lei rientrava alle corse dopo un brutto incidente. Tra di loro è stato colpo di fulmine, e adesso Emiliano vive a Roma con lei. "Non ho mai avuto voglia di studiare e non ho finito le scuole superiori. Ho un'attività di noleggio autobus gran turismo e per questo conosco le principali città Europee dove sono stato guidando i miei autobus. Purtroppo la legge italiana impedisce a un portatore di protesi di guidare un autobus anche col cambio automatico ma siccome è anticostituzionale non permettermi nemmeno di poter dimostrare che posso farcela ho intrapreso una battaglia legale per far cambiare la legge."
E' proprio uno tosto Emiliano che è salito in moto a sei anni su una "Cimati 50" da cross regalatagli dal padre. "Poi ho dovuto aspettare fino a 22 anni per averne un'altra". Malagoli ha avuto l'incidente nel luglio del 2011 - Tornavo da lavoro - racconta - erano da poco passate le 21,30 e dopo una sosta in un bar sono ripartito e ho perso inspiegabilmente il controllo del mezzo. Mi sono risvegliato dentro un campo supino e non vedevo la moto, intorno buio e silenzio, non sento più le gambe e avevo una gran paura di essere paralizzato. Ho chiamato i soccorsi e mi hanno trovato dopo quaranta minuti mentre continuavo a perdere sangue. Ho riaperto gli occhi dopo tre giorni al Cto di Firenze. In rianimazione mi hanno subito detto che avevo perso una gamba e che l'altra non era ben messa, ho chiesto subito se avrei potuto tornare in sella ad una moto...". Emiliano ha così iniziato a sfidare il suo destino, nei mesi successivi subisce dodici interventi chirurgici per tentare di stabilizzare la gamba rimasta.
"Ero testardo e non volevo arrendermi. Cercavo in rete per trovare qualche altro ragazzo che era tornato a correre dopo la perdita di un' arto ed ho trovato Matteo: Ho cercato di rintracciarlo e ci siamo conosciuti al Mugello il giorno del mio rientro alle corse dopo 400 giorni dall' incidente". Poi è storia nota. Emiliano ha l'idea di creare Di Di, ma desidera di più! Con Matteo e Chiara intende creare un reparto Racing per invogliare chi correva già prima dell'incidente e intende riprovarci creando così il Primo team di portatori di protesi o artolesi per correre insieme ai normodotati.
"Ho acquistato 4 moto - dice entusiasta Emiliano - le ho adattate ed abbiamo iniziato a fare corsi di guida per ragazzi disabili!". Le richieste ormai sono diventate numerose, molti ragazzi amputati chiedono di poter provare le moto in diverse parti d'Italia e Matteo ed Emiliano pur con mille difficoltà devono spostare 4 moto e attrezzature, con la necessità di avere sostenitori e sponsor ma questo non li ferma. "Vedeste l'aria che si respira quando andiamo tutti insieme a correre - conclude Emiliano con gli occhi commossi -. Venite a vederci, portate genitori, amici, parenti. Tutti si accorgeranno di quanta voglia di vivere e reagire c'è dentro di noi. Credo che stiamo insegnando qualcosa anche a tanti normodotati che si abbattono per molto meno".