Il rapporto dell’ong. «Una situazione con molte ombre»: dal femminicidio al reato di tortura mancante e al nuovo accordo per il controllo dell’immigrazione.

Una progressiva erosione dei diritti umani, ritardi e vuoti legislativi non colmati, violazioni costanti e forse in aumento». È questa la fotografia dell’Italia che emerge dal rapporto 2013 di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Un rapporto che non risparmia la politica italiana da critiche e che registra nel 2012 «una situazione con molte ombre»: dalla violenza contro le donne al mancato inserimento del reato di tortura nel codice penale fino al nuovo accordo per il controllo dell’immigrazione sottoscritto con la Libia.

Proprio questa intesa - firmata il 3 aprile del 2012 dal ministro Cancellieri e dal suo omologo libico - secondo il presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi, «rischia di mettere a repentaglio la vita e l’incolumità di migranti e richiedenti asilo», ricalcando il testo firmato nel 2008 con l’allora leader Muammar Gheddafi. Amnesty chiede perciò la «sospensione» di un accordo che, secondo l’Ong, è stata peraltro siglato «senza trasparenza». Nel 2012, sottolinea ancora il rapporto, le condizioni dei Cie «sono state ben al di sotto degli standard internazionali» e «le tutele legali per il rimpatrio dei migranti irregolari sono state violate in molte occasioni».

La presenza del reato di clandestinità e le «continue violazioni» dei diritti dei rom sono altri due nodi emersi dal documento, che rimarca una «contraddizione» del governo di Mario Monti: l’approvazione della `Strategia nazionale d’inclusione dei rom´ da un lato, e, dall’altro, il ricorso presentato nello stesso periodo contro il Consiglio di Stato che dichiarava illegittima la cosiddetta “emergenza nomadi” in vigore dal 2008. La Cassazione, lo scorso 2 maggio, ha confermato il verdetto del Consiglio di Stato ma, nel frattempo, le autorità di Roma hanno continuato ad applicare il “Piano nomadi”, provocando sgomberi forzati e il re-insediamento di molti rom «in campi segregati», è la denuncia di Amnesty.

Il rapporto si concentra quindi sui casi di omofobia e sulla «diffusa» violenza contro le donne (con 122 casi di omicidio nel 2012) oltre che sugli «ostacoli incontrati da chi chiede giustizia per coloro che sono morti mentre si trovavano nelle mani di agenti dello Stato o sono stati torturati o maltrattati in custodia». E, concludendo, rilancia il «pacchetto riforme» in 10 punti per i diritti umani in Italia, che punta ad eliminare le criticità emerse e che è stato proposto da Amnesty a tutti i candidati alle ultime elezioni.

I leader di 4 formazioni che compongono l’attuale esecutivo (Bersani, Berlusconi, Monti, Pannella) e 117 parlamentari hanno firmato il pacchetto. Ma «è arrivato il momento di mantenere le promesse. Non regge l’alibi della crisi, né quello della presunta limitazione dell’agenda del governo», è il monito che Marchesi rivolge al nuovo esecutivo.

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