Il coltan è un minerale prezioso utile per produrre i supporti elettronici che usiamo ogni giorno. In Congo si trovano i più ricchi giacimenti del mondo, ma il paese versa nella miseria ed è sconvolto da una guerra sanguinosa per il controllo delle miniere. Qui lavorano anche ragazzini a 9 centesimi l'ora. E il mondo resta a guardare.
Chiara Bondioli
La Repubblica Democratica del Congo è il paese più povero del mondo anche sa ha il 64% delle riserve mondiali di un minerale ricercato come il coltan, prezioso materiale utilizzato per le componenti di molti apparecchi elettronici, come laptop e cellulari. Una ricchezza straordinaria che purtroppo è ampiamente sfruttata dalle milizie dei paesi confinanti, Rwanda, Uganda e Burundi, che da anni presidiano le zone minerarie e ne ricavano ingenti guadagni.
Non solo, ma visto che i minatori adulti costano di più, sebbene si parli di 18 centesimi al giorno, i militari preferiscono rapire i bambini congolesi e condannarli (vista anche la loro piccola taglia che li rende adatti) ai lavori forzati negli stretti cunicoli sottoterra per 9 centesimi l’ora.
Lo sfruttamento impietoso è stato raccontato in modo efficace nel reportage Blood in the mobile dove emerge in modo chiaro quale siano le condizioni di lavoro che ogni anno causano la morte di migliaia di persone. Una strage silenziosa che però produce un giro d’affari di milioni di dollari, se si pensa che il coltan è venduto a 600 dollari al chilo
Il tutto con il complice assenso delle grandi aziende produttrici dei device che per il momento non hanno dimostrato, per la maggior parte, l’intenzione di fare un controllo della catena di produzione per verificare che il loro prodotti non arrivino sul mercato macchiati di sangue. In una recente classifica stilata da Greenpeace ai primi tre posti si sono piazzati l’azienda indiana Wipro, al primo, l’americana HP, al secondo e al terzo la finlandese Nokia. compagnie che hanno comunicato in modo trasparente la loro politiche di sostenibilità, anche nel controllo della filiera.