Secondo uno studio di Ernst&Young, i comportamenti poco corretti e la corruzione vengono sempre più giustificati dai manager delle aziende adducendo come scusa la crisi economica ma gli italiani chiedono legalità e trasparenza. Proprio per uscirne.
Francesca Tozzi
Portare a casa risultati a breve termine, ricavare margini di guadagno in settori poco competitivi, cercare una qualsiasi strada per sopravvivere alla crisi: la corruzione dilaga oggi non solo fra i politici ma anche fra le imprese sotto pressione che rischiano di chiudere. La gente ne è sempre più consapevole tanto che da una recente indagine sui temi dell’etica, la “Fraud Survey 2013”, svolta da Ernst&Young, che ha intervistato 3.459 dipendenti di imprese di 36 Paesi del mondo, emerge che il 65% degli italiani – ovviamente parliamo di un campione rappresentativo – ritiene che nei prossimi dodici mesi i manager saranno sempre più sotto pressione per generare buone performance finanziarie.
Da una parte aumenta la richiesta di trasparenza e responsabilità da parte di cittadini sempre più informati ma dall’altra c’è chi giustifica certi comportamenti ai fini della sopravvivenza. Non si tratta solo della “comprensione” per chi evade le tasse, punto di vista usato con opportunismo anche da certi partiti. Un dato interessante della ricerca è che il 17% di tutti gli intervistati ritiene che sia un comportamento lecito offrire regali personali per vincere o conservare un business. E la percentuale aumenta tra i manager che lavorano nelle vendite e nel marketing. I comportamenti corruttivi sono pericolosi anche a lungo termine perché distorcono il mercato impedendo alle imprese virtuose di crescere o anche solo di sopravvivere. La maggioranza degli intervistati (53%) non accetta questo tipo di comportamenti ma solo il 27% crede che la corruzione interessi anche il proprio settore. Ma spesso è un fare finta di non vedere le cose.
In controtendenza si moltiplicano le iniziative in senso contrario, dai forum dedicati alla sostenibilità, alla green economy e alla csr agli strumenti utili a valorizzare le aziende virtuose come il “rating di legalità” che è stato messo a punto dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm). Il rating assegnato a ciascuna impresa sarà metro di valutazione dell’affidabilità della stessa e assumerà rilievo sia per la concessione di finanziamenti pubblici, sia per l’accesso al credito bancario.