A Milano il provvedimento simbolico del Comune per i bambini nati in città da genitori stranieri. Il ministro dell'Integrazione: "Il Paese ci chiede di dare voce alle tante culture a cui ci troviamo di fronte".
Palazzo Marino conferisce la 'cittadinanza' simbolica di Milano a 200 bambini nati in città da genitori stranieri. Un evento rafforzato dalla presenza del ministro per l'Integrazione, Cecile Kyenge, che nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco invita a "non aver paura del meticciato: la nostra ricchezza parte dalle tante culture a cui ci troviamo di fronte". Oltre che dell'integrazione, ha proseguito il ministro, "il mio sarà il ministero dell'interazione, di cui non bisogna temere. Ci sono tante e diversificate proposte in parlamento, segno che l'Italia è pronta ad approfondire senza piegarsi a pregiudizi e schemi ideologici. E' la società che ce lo chiede".
"Il meticciato è una realtà: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle strade - ha detto ancora il ministro - E' la fotografia del Paese ce lo dice, ed è una risorsa e non dobbiamo averne paura". "Sono qui per ascoltare, perché qui ci sono 200 bambini a cui non si può non dare risposta. A Milano in verità ce ne sono 34mila e un milione nel Paese. Dobbiamo prestare la nostra voce a chi non riesce a parlare e chiedere che le differenze siano una risorsa. E non dobbiamo avere paura di questo".
Il ministro ha voluto fare "un applauso a Milano: questa è una pratica da sostenere con forza nel Paese per far capire che siamo tutti cittadini - ha aggiunto - Per costruire Italia migliore, che sia un Paese accogliente, vanno appoggiate queste buone pratiche". A margine della
cerimonia, poi, il ministro ha risposto così a una domanda sugli ultimi episodi di razzismo negli stadi. "Qualunque tipo di violenza è da condannare, in qualunque veste si manifesti. La violenza è violenza", ha detto Kyenge. Il ministro non entra però nello specifico sull'episodio che ha avuto come protagonista l'attaccante milanista Mario Balotelli, su cui era già intervenuta sostenendo che "non tutti i cori sono razzisti". E si è limitata ad aggiungere: "La violenza non ha colore, etnia, appartenenza. Siamo tutti uguali davanti alla legge".