Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno finalmente raggiunto una posizione comune in merito alla crisi siriana. A pochi giorni da una nuova riunione tra i paesi amici della Siria, che ci sarà il 22 maggio ad Amman, le tre grandi potenze militari occidentali hanno trovato un accordo sulle condizioni per organizzare una conferenza di pace.
Prima di tutto Londra, Parigi e Washington vogliono che l’obiettivo della conferenza sia la creazione di un governo di transizione dotato di pieni poteri, inclusi quelli presidenziali. In altre parole non pretenderanno le dimissioni immediate di Bashar al Assad ma soltanto che il dittatore consegni tutto il potere nelle mani del nuovo esecutivo.
In secondo luogo francesi, americani e britannici non intendono accettare che alla conferenza partecipino direttamente figure che ne potrebbero compromettere il buon esito. Il divieto di prendere parte in prima persona a quella che i diplomatici hanno già ribattezzato “Ginevra 2” riguarda evidentemente i capi delle organizzazioni jihadiste che fanno parte dell’insurrezione, ma anche Bashar al Assad.
Francia, Stati Uniti e Regno Unito hanno stabilito inoltre che la ricerca di una soluzione politica non impedirà loro di continuare ad aiutare i ribelli cercando di modificare i rapporti di forza sul campo. Le tre potenze non si sono decise a rifornire di armi gli insorti, ma almeno continueranno a fornire giubbotti antiproiettile, apparecchi per la visione notturna e strumenti di trasmissione.
Contrariamente alla Russia, gli occidentali non gradiscono la partecipazione dell’Iran alla conferenza, ma in ogni caso potrebbero accettare che la repubblica islamica sia presente ai successivi vertici regionali.
Anche se la situazione attuale rappresenta un passo avanti rispetto al recente disaccordo tra Londra, Parigi e Washington, resta il fatto che la crisi siriana sta diventando sempre più straziante. Controllata ormai da mesi dai ribelli, la città di Qusayr sta subendo un violento attacco da parte dei soldati e dell’aviazione del regime insieme alle squadre speciali di Hezbollah, il movimento politico-militare sciita che nel vicino Libano costituisce uno stato nello stato.
Considerando anche la partecipazione di addestratori e ufficiali iraniani, il cui ruolo è ormai decisivo, l’intervento diretto di Hezbollah conferma il passaggio da una guerra civile a un conflitto religioso regionale che oppone i tre alleati sciiti a un’insurrezione essenzialmente sunnita e sostenuta dai paesi sunniti come le monarchie del Golfo e la Turchia.
Nel frattempo l’odio alimentato dalla barbarie del regime e il mancato intervento militare dell’occidente al fianco dei ribelli favoriscono le correnti jihadiste, caratterizzate da un fanatismo odioso e inquietante. E davanti ai nostri occhi, giorno dopo giorno, va in scena una catastrofe annunciata.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Bernard Guetta
È un giornalista francese esperto di politica internazionale. Ha una rubrica quotidiana su Radio France Inter e collabora con Libération.