La recente riforma delle pensioni determina un significativo aumento dei tassi di partecipazione dei lavoratori anziani e un prolungamento della permanenza sul mercato del lavoro. La disoccupazione giovanile ha assunto connotati ormai di emergenza. Per combinare queste due esigenze occorre trovare adeguate strategie di invecchiamento attivo.
Il contratto generazione o staffetta generazionale può rappresentare un’importante innovazione nel panorama delle politiche attive in Italia e può e fare aumentare il numero di occupati (al lavoratore anziano che presterebbe la sua attività part time si affiancherebbe il giovane che lavorerebbe a tempo indeterminato).
Questo è il senso delle politiche del lavoro: massimizzare l’impatto occupazionale del prodotto interno lordo. Dopo anni di interventi sulla regolamentazione è tempo di passare finalmente alle politiche attive, abbandonando vecchi schemi interpretativi e cercando nuove strade per creare maggiore occupazione.
E’ evidente che non è solo con la staffetta generazionale che si aumenta l’occupazione. Nei prossimi anni ci dobbiamo affidare a un set di strumenti che disegnino politiche del lavoro maggiormente ritagliate sulle necessità delle aziende e sui profili dei lavoratori/trici. E dobbiamo anche sperimentare strumenti alternativi nella consapevolezza che possiamo aggiustarli strada facendo.
La staffetta nasce da un’esigenza che molti territori ci hanno rappresentato così come molte associazioni di impresa. La necessità di una morbida uscita dall’ambiente di lavoro di lavoratori anziani senza che questo determinasse una perdita di know how delle imprese, soprattutto nelle imprese piccole o di medie dimensioni del tessuto industriale italiano. E attraverso questo strumento può essere spinto il contratto di apprendistato, canale privilegiato per entrare nel mercato del lavoro soprattutto per i giovani.
E’ evidente che lo strumento può e deve essere sostenuto da un aiuto pubblico per mantenere il livello di pensione. Un governo che considera la lotta alla disoccupazione giovanile una priorità saprà individuare risorse da indirizzare su questo strumento al fine di rendere robusta anche la fase di sperimentazione. E non bisogna dimenticare possibili fonte di cofinanziamento nelle Regioni oppure attraverso gli enti bilaterali. Come in altre esperienze il cofinanziamento è una modalità di responsabilizzazione e anche una garanzia di successo.
La staffetta generazionale si integra perfettamente con la nuova disciplina dell’apprendistato: infatti i lavoratori “anziani” potranno svolgere anche la funzione di tutor prevista dalla legge, e le aziende potranno comunque contare sul ricambio generazionale che non può essere procrastinato se si vuole rimanere competitivi nel tempo.
In ogni caso la staffetta generazionale è una forma di solidarietà intergenerazionale che può trovare terreno fertile nella società italiana e che può aiutare la coesione sociale.
di Paolo Reboani, presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro