La sigla, nella quale sono già confluiti i maggiori gruppi esistenti su tutto il territorio nazionale, punta a riunire in un'unica grande realtà le varie anime del Teatro privato italiano e dello spettacolo dal vivo.

Giulio Scarpati

Creare una sorta di “dorsale del teatro privato italiano” che faccia massa critica e divenga interlocutore nazionale con l’obiettivo di ottenere una legge quadro sullo Spettacolo dal vivo, promuovere una semplificazione normativa sulle leggi per la sicurezza e soprattutto attivare agevolazioni fiscali e creditizie. Sono questi i traguardi che si pone “Assoteatro”, la nuova associazione che riunisce già più di un centinaio di teatri, case di produzione, compagnie e società di distribuzione e che il 13 maggio ha tenuto al teatro Duse di Bologna la sua prima assemblea costitutiva.

La sigla, nella quale sono già confluiti i maggiori gruppi esistenti su tutto il territorio nazionale, punta a riunire dunque in un'unica grande realtà le varie anime del Teatro privato italiano e dello spettacolo dal vivo.

“Il problema - ha spiegato oggi ai cronisti l'attore e presidente del Sai Giulio Scarpati, intervenuto al Duse - è quello di creare un comparto di settore tra diversi soggetti per riuscire ad ottenere ciò che in tanti anni non si è ottenuto: una legge sullo spettacolo dal vivo la cui non realizzazione deriva non solo dall'incuria ma anche da una precisa volontà politica di lasciare tutto indefinito in modo che si possano attuare politiche sbagliate clientelari in base a cui si danno soldi in maniera non trasparente e non chiara”.

“Chiediamo forme di agevolazioni fiscali e creditizie a tutela del comparto - ha aggiunto Ivaldo Vernelli dello stabile del Veneto, tra i promotori di Assoteatro - a cominciare da una riduzione dell'Iva dal 10 al 4% come avviene già per l'editoria". Un modo per sostenere trasversalmente il teatro, alleggerendo quindi anche il peso delle erogazioni pubbliche. “Rivendichiamo la possibilità di una gestione agevolata e quindi maggiormente autonoma" ha rimarcato Vernelli chiedendo anche di attivare "forme come il credito d'imposta che valgono per il cinema e non per noi, ma anche misure come il tax credit e il tax shelter”.

Si aggiungono obiettivi mirati a salvare la distribuzione degli spettacoli, la costituzione di un albo e l'attivazione di convenzioni, consulenze e servizi. Quanto ai fondi pubblici, “chiediamo che la programmazione delle erogazioni del Fus (Fondo Unico dello spettacolo) diventi triennale” ha rimarcato Vernelli, sollecitando dunque una visione di più lungo respiro. Rispetto al nuovo Governo, Vernelli si dice fiducioso del fatto che "dal premier Letta avremo sicuramente appoggio, ma abbiamo grandi aspettative anche dal ministro Zanonato al quale chiediamo un incontro".

Sul fronte del pubblico in sala, secondo Vernelli “la crisi non ha ridotto gli spettatori, ma c'è un problema serio di finanziamenti che sono stati tagliati agli enti locali" e che quindi non arrivano più ai teatri che tengono viva la cultura sui territori. “Per questo chiediamo che gli enti locali possano difendere la loro capacità di investimento - ha concluso Vernelli - ma al contempo vengano agevolate forme di gestione più indipendenti”.

Il tutto in un'ottica di maggiore equilibrio delle erogazioni. “Il settore è molto vessato da regole e regolette - ha aggiunto Pietro Longhi del teatro Manzoni di Roma - ma soprattutto accade che un teatro abbia zero fondi pubblici e a 100 metri ce ne sia uno con centinaia di migliaia di euro di sostegno, serve un sistema diverso dunque, dove l'appartenenza e le raccomandazioni politiche non servano e dove non esistano tangenti”. “Oltre a questo vanno aiutati i giovani - ha concluso Longhi - nei primi anni di attività, così come deve cessare la prassi della continua questua degli attori che sono costretti a rivolgersi a tutti con il cappello in mano”.

“La cultura non può più essere vista come un costo da tagliare - ha detto dal palco il presidente del Teatro Duse Walter Mramor - ma bisogna capire che il futuro del Paese dipende dalla centralità che sarà accordata all'impegno culturale e al teatro privato che rappresenta l'ossatura del teatro italiano e la sua parte più vitale".

Dello stesso avviso l'assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna Massimo Mezzetti che è intervenuto all'assemblea, ricordando come "investire sulla cultura, anche in tempo di crisi, non è un torto, ma la colpa del settore è quella di un'eccessiva frammentazione e atomizzazione”. Osservazione subito raccolta da Giovanni Vernassa, tra i gestori che hanno rilanciato il Duse di Bologna. “In 10 anni i fondi agli enti locali per la distribuzione degli spettacoli di sono ridotti ad un decimo - ha avvertito – è chiaro che a questo punto o ci mettiamo insieme per fare massa critica o spariamo. Questa è la nostra ultima spiaggia”.

Il percorso di Assoteatro ha preso il via il 17 dicembre al Link Campus University di Roma, quindi un secondo incontro si è tenuto il 18 febbraio al Teatro Brancaccio di Roma. Da qui sono nati gruppi di lavoro distinti; oggi le commissioni, terminato il lavoro di studio su questione associativa, politiche fiscali, lavoro e servizi, illustreranno le conclusioni dal palco di Bologna dove verrà sintetizzato il manifesto e verrà stabilita la struttura organizzativa. Il passo successivo sarà aprire un tavolo di confronto con il Governo, ma anche gli organismi nazionali coinvolti nel settore come la Siae, l'Inail e l'Inps.

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