"Il cassonetto non è una culla", la campagna contro l'infanticidio e l'abbandono dei neonati realizzata da Salvamamme e Happy Family Onlus, in collaborazione con il reparto di Patologia Neonatale del Policlinico Umberto I, presentata questa mattina, lunedì 13 maggio, presso il Circolo Canottieri Aniene.

Presenti, tra gli altri, Grazia Passeri, Presidente Salvamamme, e il presidente di Happy Family Onlus, Gianfranco Nirdaci.

La campagna prevede locandine informative sul parto in anonimato tradotte in varie lingue. Il messaggio raggiungerà la Capitale grazie alla sensibilità del prof. Roberto Diacetti, amministratore delegato di ATAC Trasporti, a bordo di autobus e linee ferroviarie, e l'intera regione Lazio grazie all'impegno dell'ANCI Lazio e dell'ANCI-Donna Lazio con il Presidente Gabriella Sisti. Comparirà anche all'interno di gran numero di taxi, grazie all'adesione dei tassisti di "Taxi Roma Capitale" e sarà diffuso anche a cura dell'Associazione motociclisti delle Forze dell'Ordine. Coinvolti anche le carrozzine e i passeggini di un folto gruppo di circa mille mamme, opportunamente formate da Salvamamme. Saranno presenti in luoghi molto frequentati, come mercati rionali e giardini e in luoghi di aggregazione e località ed insediamenti scarsamente raggiungibili.

Rifiutati e consegnati al loro destino, nel bagno di un fast food o nel cassonetto di un ospedale come è accaduto a Roma, dove si sono verificati tre casi tra dicembre 2012 e marzo 2013. Si stima che ogni anno in Italia centinaia di neonati, senza che nessuno ne venga a conoscenza, vengono lasciati tra i cassonetti e le discariche dei rifiuti. Dall'inizio del 2013 tre i casi di infanticidio nella sola Regione Lazio, 9 in tutta Italia, dei quali 5 mortali. Il 2 marzo 2013 a Roma Marika S., 25 anni, ha girato per tutto il giorno con il corpicino del suo bambino che aveva appena dato alla luce e subito dopo chiuso nella busta della spesa. Si è liberata di lui gettandolo in un cassonetto dell’ospedale San Camillo e poi ha confessato. Un altro episodio, sempre nella Capitale, il 20 marzo, in un bar al Circo Massimo: un feto di 10 centimetri viene trovato da un dipendente nel cestino dei rifiuti in bagno. L'ultimo caso, il 2 maggio, a Viterbo: una giovane romena di 24 anni, al settimo mese di gravidanza, partorisce e la bimba finisce nel cassonetto. A dare l'allarme i medici del Pronto soccorso dell’ospedale Belcolle dopo averle riscontrato una grave emorragia.

Il 2011 è stato un anno in cui si è registrato un significativo aumento per quanto riguarda i neonati lasciati anonimamente in ospedale nel nostro Paese. Basti pensare che nella regione Lazio i casi di parto in anonimato negli ospedali sono stati circa 60, dei quali 41 nella Capitale.

"Oltre al numero verde, partirà la nuova campagna informativa con manifesti e adesivi a bordo di tutti i bus di Roma e di 700 taxi della Capitale. Gli abbandoni di neonati negli ospedali rappresentano una piccola parte di un fenomeno molto più esteso e spesso sconosciuto. Sono numerosi, infatti, i neonati che ogni anno vengono abbandonati chissà dove e destinati ad una triste fine" ha dichiarato Grazia Passeri, Presidente Salvamamme.

Per salvare i bambini a rischio infanticidio o abbandono in strada, è necessario garantire la massima diffusione del numero verde 800.28.31.10 Salvabebè (da fuori Roma solo con il cellulare), attivo a Roma da 20 anni e da 10 presente presso il Reparto di Patologia Neonatale del Policlinico Umberto I. Una sorta di pronto soccorso per raccogliere, su segnalazione delle madri, i neonati abbandonati in strada con una culletta termica trasportabile, ma anche un centro di informazioni per le donne sulla possibilità di partorire in anonimato.

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