Una direttiva europea prevede costi chiari e comparabili. Massima chiarezza su costi e commissioni, con un sito Internet indipendente per confrontarli. Procedura più veloce per cambiare istituto di credito. E accesso a un conto di base a tutti i cittadini “indipendentemente” dalla loro situazione finanziaria. Da Bruxelles, ancora una volta con il commissario al Mercato interno Michel Barnier, arriva un’altra proposta che scrive parole sante sul libro della trasparenza. Dopo che a metà aprile la Commissione europea ha presentato una proposta in tema di Csr in base alla quale le imprese con oltre 500 dipendenti avranno l’obbligo di informativa ambientale, sociale e in tema di diritti umani, ieri è arrivato il turno della finanza.

Anche per le banche, arriva la disclosure imposta per legge. Non da Roma, ma da Bruxelles. Tariffe bancarie opache e tempi troppo lunghi per cambiare banca hanno convinto la Commissione europea a proporre una direttiva che costringerà gli istituti alla trasparenza sulle spese. L’Italia è la più interessata dalla normativa, visto che è il Paese europeo dove aprire un conto costa di più (250 euro in media secondo dati del 2009 presentati dalla Commissione, ma oggi i costi sarebbero scesi) e dove è meno semplice accedere alle informazioni sui costi per comparare le offerte degli istituti.

Il testo ipotizzato dovrà contenere norme precise per la trasparenza in fatto di spese, la pubblicazione obbligatoria di un opuscolo per illustrare i prodotti e i loro costi. Nella direttiva è incluso un riferimento alla necessità di standardizzare questi documenti tra istituti per consentire un confronto agevole. E’ previsto anche un sito internet indipendente che dovrà permettere un confronto tra le tariffe.

Per cambiare banca non dovranno essere superati i 15 giorni all’interno del Paese, un mese se la richiesta di trasferire il conto riguarda banche di Paesi diversi. In nome della trasparenza, agli istituti è fatto obbligo di “fornire ai consumatori informazioni adeguate sul loro diritto di trasferire il conto”.

Ogni Stato dovrà mettere a disposizione una banca che offra un “conto base” per prelievi, bonifici, possibilità di accreditare stipendi e pagare le bollette e un bancomat – ma non autorizzi scoperti e linee di credito. L’accesso, si precisa, sarà garantito “a prescindere dalla situazione finanziaria” dei clienti e anche ai non residenti. Le banche non potranno più rifiutare l’apertura di un conto. «Nel mondo di oggi non avere accesso a un conto bancario di base rende la vita quotidiana difficile e più costosa», ha dichiarato Barnier.

In base a dati forniti da Bruxelles, attualmente 58 milioni di consumatori europei (questo il termine usato dalla Commissione e si sa l’attenzione riservata ai diritti del consumatore da parte dell’Unione europea, nata come mercato comune), con più di 15 anni non dispone di una qualche forma di conto.

La direttiva deve essere approvata dal Parlamento europea e dal Consiglio (a maggioranza qualificata), si ritiene al più presto. Essendo una direttiva, gli Stati saranno chiamati a recepirla. Se non recepita o recepita in ritardo, potrebbero scattare procedure e infrazioni.

Basterà una normativa? Di sicuro è necessaria, visto che – come ammette la stessa Commissione – gli sforzi fatti finora (per esempio la moral suasion all’autoregolamentazione e l’adozione di una raccomandazione sull’accesso a conti correnti di base del luglio 2011) non hanno dato i risultati sperati.

Fausta Chiesa

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