I bollettini medici si susseguono sempre più allarmanti. Quando non è un cronista del Nouvel Observateur ad annunciare con tripudio “l’agoina” dell’Europa, è l’insieme della stampa internazionale a dare la notizia che il tandem franco-tedesco è vicino alla rottura irreversibile e a prevedere per l’Unione un futuro tetro.

Ormai è innegabile, l’Europa sta male. Le sue economie si sgonfiano sempre di più e (dato ancora più allarmante) i suoi cittadini voltano le spalle al progetto europeo, stanchi dell’austeriy imposta dalla maggioranza conservatrice che governa il Vecchio continente. L’Europa attraversa un momento difficile, così difficile che non possiamo escludere un suo crollo. Ma davvero questo è lo scenario più probabile?

Accompagnati dai banchieri centrali, i ministri delle finanze di Francia e Germania si sono riuniti lunedì a Berlino. Dopo le critiche rivolte dai socialisti francesi ad Angela Merkel, accusata di “egoismo”, qualcuno avrebbe potuto ipotizzare un clima dominato dal nervosismo. In realtà le cose sono andate diversamente. Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha compiuto un gesto molto importante nei confronti della Francia ma anche dell’Italia, e come speravano François Hollande ed Enrico Letta ha chiesto la realizzazione in tempi brevi del progetto di unione bancaria su cui i leader europei si erano accordati a giugno. Nonostante la Germania abbia rallentato il passo ormai da mesi per paura di essere costretta a finanziare la ristrutturazione bancaria di altri paesi, Schäuble ha parlato di “progetto prioritario”.

Nel frattempo, il ministro delle finanze francese Pierre Moscovici ha intensificato i tentativi di conciliazione, e rispondendo alla profonda inquietudine della Germania ha promesso pubblicamente che la Francia non intende lasciarsi andare al lassismo dopo la concessione di una proroga di due anni da parte della Commissione europea per ridurre il deficit. Moscovici ha garantito che Parigi manterrà “i suoi obiettivi per la riduzione dei deficit strutturali” nel quadro di un progetto per migliorare la competitività francese. In poche parole, Parigi e Berlino hanno raggiunto un’intesa, che sarà anche relativa ma si basa comunque su un elemento essenziale: la volontà reciproca di lavorare insieme per rafforzare l’Unione.

L’idea di una rinnovata collaborazione franco-tedesca è del tutto credibile. Un fallimento della moneta unica sarebbe infatti una catastrofe per tutti i paesi che l’hanno adottata e soprattutto per la Germania, che non sarebbe certo felice di vedere i suoi principali partner economici sprofondare nel caos e interrompere inevitabilmente le importazioni di prodotti tedeschi. L’Europa è in cattive acque, ma tutti gli stati che ne fanno parte hanno interesse a rilanciare il progetto unitario. Annunciare la morte imminente del paziente è dunque prematuro.

In questo momento è assolutamente necessario reinventare l’Europa, e date le condizioni attuali non possiamo escludere che alla fine venga realizzato un piano di investimenti comuni per re-industrializzare il continente e rilanciare la sua crescita. Questo passo, lungamente atteso, potrebbe condurre l’Unione verso un’armonizzazione fiscale e sociale, e da lì verso una effettiva integrazione dell’eurozona. È vero, non ci siamo ancora arrivati. Ma non siamo mai stati così vicini.

Bernard Guetta
È un giornalista francese esperto di politica internazionale. Ha una rubrica quotidiana su Radio France Inter e collabora con Libération.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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