Cultura ed educazione sono il fondamento della nostra vita. Ma la società di oggi sembra non accorgersene. Anzi li considera aspetti marginali dove non bisogna investire. Una scelta che ci costerà cara. Perché noi siamo ciò che impariamo e ricordiamo. Così non ci resta che il web. Per amplificare la nostra memoria. E non smarrire l'anima.
di Monica Onore
Maurizio Ferraris insegna Filosofia Teoretica presso l’Università di Torino, ha scritto più di quaranta libri tradotti in varie lingue. Tra questi Una Ikea di Università. Alla prova dei fatti dove mette in evidenza il problema di come la cultura in Italia stia subendo una retrocessione gravissima. I tagli all’Università e le riforme della scuola rischiano di impoverire tutti i cittadini e di conseguenza l’intero Paese.
Perché è così importante la cultura, l’educazione?
Se è vero che la memoria è quella che ci costituisce come individui, allora è meglio avere buoni ricordi. L’educazione, tutto ciò che impariamo, determina ciò che saremo da adulti. Ricordarsi cose giuste fa la differenza sulla qualità della nostra vita. Sembra banale, ma in realtà nella nostra società si dà sempre meno importanza alla funzione dell’educazione e della cultura. Anzi nel nostro Paese sono le voci dove si taglia di più.
Cosa si può fare per migliorare la condizione della cultura vista anche la crisi economica che stiamo attraversando?
Non sono convinto che sia solo una questione di crisi economica. Si può decidere di tagliare in un senso oppure in un altro. A questo proposito non mi pare che qualcuno abbia annunciato l’annullamento del progetto del ponte sullo stretto di Messina. Intanto, molti degli accantonamenti destinati alle Università italiane sono stati utilizzati per ripianare la crisi. Credo che queste siano scelte che pagheremo caro; ci ritroveremo cittadini con delle anime peggiori.
A proposito di anima, lei l’ha paragonata all’iPad, perché?
Una delle immagini che attraversa tutta la cultura filosofica è quella dell’anima descritta come una tavoletta di cera che gli antichi adoperavano per prendere appunti, o un libro in cui si accumulano iscrizioni, memorie, immagini. Così scriveva Platone nel Filebo.
Io aggiungo anima come un libro animato, un e-book, un iPad appunto. In effetti a pensarci bene l’iPad è una tavoletta su cui si scrive, dotata di un’enorme memoria e utile a metterci in contatto con gli altri. Lo stesso Senofonte, nei Detti memorabili di Socrate, ci descrive il suo maestro disquisire sulla forma dell’anima e concludere asserendo che noi vediamo la nostra anima solo attraverso quella degli altri uomini, perché l’anima come tale non ha forma.
E anche la nostra anima ha un problema di memoria?
La memoria, elemento centrale dell’iPad e dei computer, è anche l’elemento centrale dell’anima. Se non fosse così non si capisce per quale motivo l’Alzheimer ci preoccupa tanto.
Abbiamo l’idea che quando inizi a perdere la memoria, poco alla volta smetti di pensare e alla fine se ne va via tutto, anche lo spirito. E allora poco alla volta questa funzione, che spesso viene considerata secondaria all’interno dell’anima, diventa fondamentale. Per questo siamo circondati da archivi. Da quando un uomo ha disegnato una figura sulla parete di una caverna e inciso una tacca su un osso vogliamo lasciare tracce, memorie per ricordare, pensare e ri-pensare.
Stiamo dimenticando di avere un’anima?
Molto spesso abbiano l’idea che i moderni siano senza anima mentre gli antichi l’avevano. Ho l’impressione che noi diamo molta più attenzione all’anima adesso, di quanto facessero gli antichi. Infatti non sarebbero mai andati in analisi che, per quanto individuale, si può definire una cura dell’anima.
Cosa c’entra l’anima con l’educazione e la memoria degli archivi in rete?
L’educazione è un lavoro sulla memoria e sull’imitazione, doti che hanno a che fare con la scrittura, l’esercizio, lo studio. L’anima si può sviluppare anche attraverso la grande memoria del web perché così possiamo accedere a un’enorme, e per il momento quasi gratuita, pinacoteca, biblioteca, discoteca, emeroteca che le generazioni precedenti non si sarebbero neanche sognate. Da questo punto di vista, nonostante la crisi, siamo ben messi. In questo senso l’iPad può servire alla cura dell’anima e quindi all’educazione.
Ma la nostra società dà più importanza all’immagine che al contenuto…
Non è del tutto vero che le persone vogliano apparire solo per puro narcisismo. Questo desiderio corrisponde infatti a un profondo bisogno umano, ovvero quello di lasciar tracce di sé. Allora, il gusto di apparire si spiegherebbe anche con il piacere che qualcosa di noi sopravviva, resti al di là della nostra fine. Sappiamo che si perde tutto, se anche degli imperatori che vissero 2000 anni fa è rimasto poco o niente; figuriamoci quello che può rimanere dei privati cittadini. Sappiamo quanto sono durati i papiri, quanto le pergamene, le lapidi, le scritte sopra le piramidi, ma dell’epoca contemporanea ancora non sappiamo quanto dureranno i supporti digitali. In una civiltà dell’immagine, dove tra poco tutto sarà in estreaming, non avere la propria immagine sembra una deprivazione dell’essere.