Non se ne può più di queste donne al potere. Ma Letta è andato fuor di
gabbana? Ben il 30% al governo! Dall’olimpionica Josefa Idem a l’oculista Cécile
Kyenge fino a Maria Chiara Carrozza, esperta di robot. Inoltre Anna Maria
Cancellieri, civil servant di lungo corso che aprì la strada già nei terribili
anni ‘70 quando si reclamavano più diritti. Anni bui. E poi, se non bastasse,
Emma Bonino pluricandidata al Quirinale nonché commissario UE. Pazienza donne ma
anche relativamente giovani come Nunzia De Girolamo (classe 1975) o Beatrice
Lorenzin (1971).
Il tutto attingendo da dentro e fuori un Parlamento mai stato così rosa. Ma
il crollo del “sesso debole” ha un nome e cognome: Laura Boldrini …. che siede sullo scranno più alto di
Montecitorio aumentando la bile in molti maschietti psicolabili. Sono infatti
innumerevoli le offese via web che la deputata di Sel riceve quotidianamente. Da
poveri cristi? Ma no. Vi sono anche emeriti statisti che siedono nell’
europarlamento come l’onorevole Salvini. Qual è il motivo di tanto
livore? Forse perché le gentil donzelle scelte da Letta sono plurilaureate
mentre lui è fuori corso da una generazione? Ma no. Per questioni ben più
politiche! Le succitate si son date da fare per prevenire catastrofi umanitarie,
cioè decine di migliaia di morti affogati sul Mediterraneo, come fece la
Boldrini quand’era portavoce dell’Alto Commissario per i rifugiati oppure per
aiutare le popolazioni in Africa e non solo dalla neo ministra Kyénge, già
cooperante, oppure per tutelare i diritti delle donne in mezzo mondo contro le
mutilazioni genitali come ha da sempre fatto la Bonino non solo quando sedeva a
Bruxelles.
Mentre il nostro eletto pensava giustamente di tutelare in Europa “la
focaccia di Recco” … eh che caspita; quando si dice priorità. Il lungimirante
“incompreso” (da non confondere con Olof Palme o Willy Brandt) ha attaccato
duramente la neoministra di origini congolesi rea di osare una legge sulla cittadinanza … per dare pari opportunità ai
figli di immigrati che nascono in Italia! E perché mai? Ve lo spiego con un
esempio: la squadra nazionale juniores di cricket è diventata campione del mondo
(l’avrete sicuramente letto sulle prima pagine di tutti i giornali). Avvolti
dalla bandiera italiana sul podio più alto hanno cantato, peraltro intonati,
l’inno di Mameli avvolti dal tricolore mentre saliva alta la nostra bandiera.
(Si. La stessa che il fondatore del partito di Salvini, peraltro mio compagno di
Università, voleva pulirsi il fondoschiena). I ragazzi si son commossi. Non per
il fatto che, manco a dirlo, non v’era nemmeno un fotografo ad immortalarli ma
per aver dato, a loro modo, un contributo al Paese che ha dato loro i natali.
Ma chi se ne frega diranno molti. Non parlano nemmeno italiano. Ed a riguardo
non possiamo dar loro torto. Parlano, infatti, i dialetti di diverse regioni
italiane! Sono nati nelle stesse cliniche ostetriche dei nostri figli.
Ma non c’è solo Salvini. È una cultura da bassifondi che avanza. Sui
muri del liceo Cornaro di Padova (liceo di sinistra che peraltro frequentavo da
giovane) è comparsa una scritta: “L’Italia non è meticcia. Kyenge rimpatriata
subito”. Bella, no? Ma soprattutto edificante! Credo che gli autori meritino, ad
memoriam, la sepoltura in Santa Croce di Firenze data la trasbordante scienza
politica. Ed io son d’accordo con loro…per altri motivi. Infatti credo che
l’Italia non sia e non debba essere meticcia ma debba essere bianco ariano, nera
carbone, meticcia, viola e celestino rosa pallido. Melting pot. Per far questo
non dev’esservi “integrazione” ma “interazione” tra diversi.
Il Ministero all’integrazione, quindi, è un passo indietro rispetto al
precedente Ministero alla convivenza. Vengono accomunati solo dal fatto di
essere entrambi “senza portafoglio”. Ma anche qui bisogna pazientare. Ai
Ministeri ai lavori pubblici viene dato un consistente portafoglio mentre ai
dicasteri che favoriscono il dialogo tra culture zero virgola zero. Mai paura.
L’Italia non è sola a riguardo. Quasi tutta l’Europa ragiona così. Ti caccia le
parole “pace, convivenza, intercultura, diritti” nei primi articoli delle
rispettive Costituzioni e poi chi s’è visto s’è visto.
Bruxelles investe miliardi di euro in TAV, grandi opere (e con questo
non voglio dire che non siano utili) ma pochi spiccioli per perseguire una
cittadinanza europea, una conoscenza reciproca. E poi si meravigliano se quasi
tutte le popolazioni votino contro Bruxelles nei referendum popolari. Ti credo;
non sanno nemmeno dove sia. Poi i cultori che rischiano il Nobel scrivono,
sempre sui muri del liceo Cornaro (si, proprio lui, Alvise, l’autore de “La vita
sobria”): “rimpatriata subito”. Anche qui son d’accordo. L’art. 13 della
Dichiarazione Universale dei diritti umani ha 2 commi. Il primo: ogni individuo
ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni
Stato. Il secondo: ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese,
incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese. Sicuramente i writers
notturni ( e perché di notte?) volevano riferirsi al secondo comma e, quindi,
alla libertà della neoministra di tornarsene quando vuole a casa sua ove ha
avuto i natali: in Congo. Ma torniamo a noi; in Italia. Ai borghesi piccoli
piccoli costretti di giorno a subire le angherie della capoufficio; tornati a
casa ad indossare le pattine per non strisciare il parquet ma la notte … ma la
notte, no (direbbe il compianto Massimo Catalano - re dell’ovvio). Questi
omuncoli aprono facebook e sfogano la loro rabbia contro la presidente della
camera postando ogni sorta di violenza: teste mozzate, dichiarazioni di morte.
Non è, quindi, solo la società politica ad inveire ma soprattutto quella civile
ad essere incivile; ruggisce contro chi ha raggiunto un posto di prestigio per
sfogare nell’anonimato il fatto di essere, appunto, nell’anonimato. Leggi:
perfetti sconosciuti. Ma ora facciamola finta con questa rabbia popolare e
passiamo alla politica. All’alta politica.
In data 27 settembre 2012 l’Italia ha firmato la Convenzione sulla
prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica,
sancita ad Istanbul l’11 maggio 2011. Trattasi del primo strumento
internazionale giuridicamente vincolante per proteggere le donne e le bambine
contro qualsiasi forma di violenza nonché il primo trattato internazionale che
riconosce la violenza sulle donne, quale violazione dei diritti umani e forma di
discriminazione. La Boldrini si arroga il diritto di sollecitare la Commissione
Esteri della Camera, ancor prima d’essere insediata, di ratificare al più presto
la Convenzione contro la violenza domestica e sulle donne. Una risposta civile
al dramma del femminicidio. L’unica risposta politica da dare ai tanti troppi
maschi decadenti. (Tra questi maschi includerei anche molte donne che non hanno
mai votato e mai voteranno donna). Chiudo con un appuntamento. Venerdì 10
maggio, alla sala rosa della Regione Trentino Alto Adige, vi sarà un
seminario dal titolo: Cooperazione e pari opportunità. La cooperazione
internazionale per nuove relazioni di genere. La partecipazione al seminario è
gratuita. Iscrizioni entro l’8 maggio Per info e adesioni:
cartaditrento.wordpress.com
Fabio Pipinato