IL PESO DELLA CRISI. L'Istat lo aveva anticipato nei giorni scorsi: i ticket allontanano i cittadini dalla prevenzione. Il rapporto del Tribunale del malato lo conferma. Magarini: «Esami fatti in più fasi perché il costo è alto, così salta la prevenzione. Meno liste d'attesa, ma al prezzo della mobilità».

«Oltre sette famiglie italiane su dieci (71%) negli anni della crisi hanno quasi eliminato le spese per visite mediche, analisi cliniche e radiografie, mantenendo quella incomprimibile per i medicinali». Lo ha comunicato in un'audizione a Montecitorio, nei giorni scorsi, il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, neo ministro al Welfare del governo Letta. Dati allarmanti di cui si trova traccia nel Rapporto 2012 del Tribunale del malato di Verona, che torna dopo cinque anni. La comparazione fra le 482 segnalazioni pervenute al numero 3381519010 lo scorso anno con quelle ricevute nel 2007 consente di descrivere il giudizio dei veronesi nei confronti della sanità pubblica.

POCHE INFORMAZIONI. Illustra Flavio Magarini, segretario di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato del Veneto: «Purtroppo dobbiamo evidenziare le perduranti difficoltà dei cittadini a accedere alle informazioni e alla documentazione sanitaria, difficoltà che sono oggetto dell'11% delle segnalazioni pervenute. I cittadini si lamentano della insufficiente preparazione degli operatori, che spesso non sono in grado di rispondere ai loro quesiti e di aiutarli a orientarsi nel mare dell'offerta sanitaria. Al punto che in più di qualcuno s'insinua il dubbio che questa ignoranza sia in realtà voluta. Non è un caso, a mio avviso, che le lamentele su disabilità e invalidità civile siano passate dal 3,77 del 2007 al 12,03% dell'anno scorso: il cittadino che ignori, ad esempio, che soffrendo di quella patologia cronica può richiedere un presidio o una prestazione gratuitamente, per l'azienda sanitaria è un bene, perchè così risparmia».

IL TERRITORIO LATITA. In netto ribasso la percentuale di cittadini scontenti - se non addirittura critici - dell'offerta sanitaria nel territorio: dal 48,12% del 2007 si è scesi al 12,03%. «Le criticità si fanno evidenti soprattutto di notte e nei giorni festivi e prefestivi», argomenta Magarini, «quando l'unica, reale assistenza sanitaria è fornita dai Pronto soccorso. Bisognerebbe aprire una serie discussione sulla guardia medica, un servizio ormai anacronistico perchè sprovvisto di ogni pur semplice strumento di diagnostica. Se fosse possibile, per fare un esempio concreto, effettuare il test dell'enzima cardiaco nell'ambulatorio della guardia medica, si eviterebbero lunghe, estenuanti attese nei corridoi dei Pronto soccorso. Che così restano l'unico punto di riferimento per un cittadino giustamente preoccupato per la propria salute. Ma anche qui dobbiamo registrare un'inversione di tendenza: parecchi veronesi non vanno neppure al Pronto soccorso per paura di pagare il ticket. La diretta conseguenza di questo atteggiamento: l'automedicazione».

RISPARMI OBBLIGATI. Continua Magarini: «Si risparmia su tutto, anche sulla prevenzione. I medici di base ci segnalano che sono in aumento gli assistiti che frazionano gli esami diagnostici prescritti: un mese uno e il mese successivo l'altro, quando arriva lo stipendio o la pensione. Ci rendiamo conto che un esame completo del sangue può arrivare a costare 90 euro, somma che molti veronesi non possono togliere dal budget mensile? Salta così la prevenzione, specialmente quella odontoiatrica e i risultati - temo - li dovremo affrontare a breve».

LISTE D'ATTESA. Nota dolente della sanità pubblica sono i presunti errori e le liste di attesa. «Le segnalazioni per presunti errori medici o malpractice sono scese dal 10,14% al 6,64% delle segnalazioni, mentre aumentano quelle per le liste d'attesa: dal 4,93% all'8,09%. Per alcune specialità, da oculistica a ortopedia, le liste sono bloccate. I veronesi lamentano soprattutto la mobilità richiesta per essere visitati nella prima sede disponibile: un problema (e un costo) per gli anziani. E poi viene meno la possibilità che sia lo stesso medico a seguire l'evoluzione della patologia».

P.COL.

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