Sono 210 in più dell’anno scorso e i loro patrimoni, tutti insieme, arrivano a 5.400 miliardi di dollari. I miliardari non sono mai stati così numerosi. Un paradosso in tempo di crisi? Veramente no, spiega Guillaume Daudin, professore universitario e ricercatore all’OFCE, l’Osservatorio francese sulle congiunture economiche.

Sembra paradossale che il numero di miliardari nel mondo sia il più elevato dalla Prima Guerra mondiale mentre attraversiamo ancora una crisi e le politiche di austerità si moltiplicano. L’ultima riduzione del numero dei grandi patrimoni risale al 2009, dopo lo shock della crisi finanziaria. Tra il 2008 e il 2009 il miliardari sono passati da 1.100 a 800. Ma da allora il loro numero non ha fatto che aumentare.


Gli investimenti in borsa rendono di più

L’aumento del numero di miliardari tra il 2012 e il 2013 (+210), ma anche quello dei loro patrimoni accumulati (+17%) è legato a due fattori.

Da una parte c’è una spiegazione a lungo termine: l’inflazione leggermente positiva fa matematicamente crescere le fortune. Ma questo spiega solo una piccola parte dell’evoluzione.

Dall’altra parte, ed è la spiegazione principale, il prezzo degli attivi è ripartito al rialzo. Le grandi fortune generano un plusvalore consistente, che contrasta con le perdite di quattro anni fa. Questi guadagni in capitale gonfiano gli attivi di tutti i ricchi e permettono ad alcuni di loro di passare il limite del miliardo.


0,1% contro il resto della popolazione

Le più grandi fortune sono quelle che fanno prosperare un’impresa o coloro che ne hanno ereditato (Carlos Slim, Liliane Bettencourt, Amancio Ortega…) Al contrario, solo tre hanno fonti di reddito diversificate.

In maniera più generale, che significato possiamo attribuire a questo aumento di miliardari nel mondo? E’ un fenomeno marginale o ci dice qualcosa di importante sull’evoluzione delle nostre società? Per Guillaume Daudin è una caratteristica tipica della crescita delle disuguaglianze. Non si parla del 10% della popolazione contro il 90%, ma dello 0,1% contro tutto il resto.

Nella prima metà del XX secolo le disuguaglianze all’interno dei paesi si erano ridotte. Poi si sono stabilizzate nel secondo dopoguerra e sono tornate a crescere con le politiche liberali applicate a partire dagli anni ’80. Le politiche pubbliche si sono molto evolute negli ultimi 50 anni, sono diventate più favorevoli ai grandi patrimoni, in particolare grazie all’abbassamento delle imposte sul reddito e sulle successioni.

Lo si vede bene nella classifica di Forbes: fra gli individui più ricchi si trovano almeno tre ereditieri (i due fratelli Koch e Liliane Bettencourt).


Occorre aumentare l’imposta sulle successioni

Sappiamo che le disuguaglianze hanno effetti negativi sulla società in generale. Il paragone fa soffrire e disperare. Succede anche tra i più ricchi: uno che si sposta in elicottero si lamenterà perché altri lo fanno con un jet privato. E’ una corsa in cui tutti sono perdenti e nella quale si sprecano risorse. Le disuguaglianze incitano ciascuno a concentrare le proprie energie sulla divisione della torta invece che sull’aumentare la sua dimensione.

D’altronde, il ruolo politico dei miliardari – perché ne hanno uno – non è necessariamente positivo per la società nel suo insieme. Se possiamo accettare l’esistenza di reti di influenza, non possiamo accettare che in democrazia il potere d’influenza sia direttamente legato alla fortuna individuale.

Decisioni politiche hanno lasciato le disuguaglianze aumentare. Decisioni politiche permetterebbero di ripartire in una dinamica più egalitaria, per esempio aumentando l’imposta sulle successioni.

Tradotto e adattato da Le Plus.

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