Il crollo dell’edificio di otto piani a Savar, alla periferia di Dhaka, sotto
il quale sono rimaste uccise più di 280 persone (e il numero sembra tristemente
destinato a crescere) riporta drammaticamente all’attenzione del mondo il
problema delle gravi condizioni di lavoro degli operai e delle operaie del
settore tessile in Bangladesh, e della piaga drammatica del lavoro minorile.
Terre des Hommes Italia lavora in Bangladesh dal 1996 e si batte proprio per
garantire ai bambini e alle bambine di questo paese un’infanzia serena e libera
dagli abusi, nel pieno rispetto dei loro diritti.
L’impegno di Terre des Hommes si è da sempre concentrato sulle condizioni di
vita dei bambini negli slum urbani, cercando di strapparli alle condizioni di
sfruttamento a cui erano spesso condannati, principalmente attraverso
l’istruzione: per dare loro la possibilità di acquisire capacità e
competenze che li renderanno membri attivi della società.
Attraverso
programmi di educazione e di protezione dei diritti dei bambini, Terre des
Hommes raggiunge ogni anno più di 7.000 bambini con le loro famiglie nell’intero
paese e ha da poco concluso con successo un progetto per l’inclusione scolastica
dei bambini disabili nelle scuole di 8 slum a Dhaka.
“L’esperienza sul campo – ci dice Bruno Neri, responsabile
progetti – confermata da una serie di indagini appena concluse, ci dice
purtroppo che, nonostante i miglioramenti avvenuti negli ultimi anni, il settore
tessile in Bangladesh è uno dei settori in cui persistono condizioni di lavoro
spesso inumane e in cui, la sicurezza degli operai, le paghe bassissime, la
violenza sulle donne e sui minori, creano situazioni che rasentano la
schiavitù”.
Una situazione confermata dal fatto che, nonostante i problemi di sicurezza
nella struttura del palazzo crollato fossero noti, tanto che la polizia ne aveva
ordinato l’evacuazione, sembra che la maggior parte dei lavoratori sia stata
costretta a presentarsi al lavoro.
Terre des Hommes chiede a gran voce all’opinione pubblica internazionale, ai
governi, alle aziende produttrici (specie quelle italiane), ai commercianti e ai
consumatori finali che si realizzi una forte e congiunta pressione affinché lo
sfruttamento del lavoro minorile venga bandito definitivamente e le condizioni
di lavoro migliorino per tutti e specialmente per le donne, garantendo sicurezza
e salari dignitosi.