17 - 19 aprile: Federsolidarietà - Confcooperative è intervenuta alla tre giorni organizzata a Venezia dalla Commissione Europea sul regime IVA.

La Commissione Europea, d’intesa con il ministero dell’Economia e delle Finanze, ha organizzato a Venezia, Programma Fiscalis 2013, una tre giorni di studio, dal 17 al 19 aprile, per uniformare il sistema di tassazione IVA tra gli stati membri.

Tanti i temi in discussione, tra questi, quelli principali interesse sono stati: le carenze delle attuali norme, il problemi di detraibilità dell’IVA nel settore pubblico, le sfide nell’attuale sistema IVA per gli enti senza finalità di lucro, l’IVA nel settore della sanità.

Federsolidarietà Confcooperative era presente ed è intervenuta ai lavori portando il proprio contributo ai lavori. Ricordiamo che anche di recente, nei contributi inviati sia ai “saggi” sia al ministero dell’Economia la federazione ha sostenuto con forza che:


1. Occorre mantenere l'Iva per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle cooperative sociali al 4%

La legge di stabilità 2013 è intervenuta sulla disciplina IVA delle prestazioni sociali a soggetti svantaggiati rese da cooperative e loro consorzi di cui al n. 41bis della Tabella A – Parte II, allegata al d.P.R. 633/1972: disposizione che assoggetta all’aliquota ridotta del 4% le prestazioni socio-sanitarie ed educative. Nel dettaglio, la legge abroga il n. 41 bis della tabella A, parte II, ed inserisce un nuovo n. 127-duodevicies alla parte III. Con tali modifiche l’aliquota IVA delle prestazioni rese dalle cooperative sociali a soggetti svantaggiati passa dal 4 al 10 per cento.


2. È necessario abrogare i commi 488, 489 e 490 dell’art. 1 della legge di stabilità 2013.

L’impatto dell’aumento dell’IVA alle cooperative sociali avrà una serie di effetti deprimenti per le famiglie, le stesse cooperative sociali e per le istituzioni locali, senza alcun vantaggio reale per lo Stato.

Gli enti locali non hanno risorse per far fronte all’aumento dell’IVA di 6 punti percentuali, quindi, con le medesime risorse del 2013, nel 2014 forniranno meno servizi sociali agli italiani, si taglieranno i servizi di inclusione sociale alle fasce più deboli della popolazione.

Ma preme sottolineare che a livello di impatto economico non vi sarà alcun aumento del gettito dall’incremento dell’IVA: l’unico effetto sarà quello di spostare risorse dagli enti locali alle casse statali.

Inoltre, l’aumento dell’IVA allargherà l’area dell’evasione e dell’irregolarità del lavoro (la cooperazione sociale in questi anni ha invece fatto emergere migliaia di posti di lavoro regolare nell’assistenza).

Si introdurrebbe un elemento di freno per l’economia sociale: nel contesto della crisi economica dell’Italia nessuna impresa può reggere un aumento del 150% dell’IVA.

Durante la crisi le cooperative sociali ed i loro consorzi hanno tenuto l’occupazione (sacrificando tutte le riserve) ed hanno poco utilizzato la cassa integrazione in deroga; ora con queste misure si profila uno scenario occupazionale catastrofico. Nelle cooperative sociali saranno tagliati circa 20.000 posti di lavoro che però potranno raddoppiare a 42.000 (se si sommano gli effetti dei molteplici interventi sul Welfare, della riduzione del 10% dei contratti in sanità, delle problematiche ancora tutte presenti dei ritardati pagamenti della P.A.). Oltre a produrre gravi problemi alle famiglie, tale incremento IVA avrà l’effetto automatico di ridurre i consumi di queste persone e quindi di ridurre la loro contribuzione fiscale.

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