Comitato delle regioni: «Agire contro la delocalizzazione, si agli aiuti di Stato "sensati"». L'Europa ha bisogno di una strategia di reindustrializzazione delle economie del sud».
Il Comitato delle regioni (Cdr), l'Assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell'Unione europea, europea, ha adottato in sessione plenaria un parere (Un'industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica) che chiede con forza «Un miglior coordinamento delle politiche industriale e di coesione dell'Ue per mezzo di patti territoriali» e sottolinea «L'effetto leva dell'industria sull'insieme dell'economia, in particolare sotto il profilo dell'occupazione».
Inoltre il Cdr «Intende fare della riconquista industriale una vera priorità politica oggetto dello stesso livello di impegno politico della coesione, delle infrastrutture o dell'agricoltura». Ma i 344 enti territoriali europei fanno notare che «Tuttavia, la volontà di procedere in tal senso, benché proclamata con sempre maggiore frequenza, non è sempre condivisa dagli Stati membri, come testimoniano i tagli proposti dal Consiglio europeo nel futuro bilancio dell'Ue in settori particolarmente promettenti per l'industria (come ad esempio la ricerca & innovazione e le infrastrutture transeuropee)». Secondo il Cdr, «In troppi casi la mobilitazione degli enti locali e regionali continua ad essere una dimensione trascurata della politica industriale».
Il relatore, Claude Gewerc, presidente socialista della regione Piccardia, ha evidenziato che «Gli enti territoriali non solo sono i primi a subire le conseguenze della deindustrializzazione, ma sono anche partner, troppo spesso dimenticati, della riconquista industriale. È nei nostri territori che gli stili di vita e le modalità di produzione si trasformano e che gli ecosistemi industriali mettono radici. Ecco perché raccomandiamo in particolare la stipula di patti territoriali che consentano di far convergere le politiche nazionali e locali con quelle settoriali e di coesione dell'Unione europea. I membri del Comitato appoggiano di conseguenza la proposta del Parlamento europeo di istituire un gruppo direttivo sulla politica industriale che riunisca le competenze ai livelli europeo, nazionale e di enti territoriali. Raccomandano anche la creazione di una nuova categoria di impresa intermedia, che potrebbe beneficiare di tassi di sostegno adeguati, superiori a quelli fissati per le grandi imprese e inferiori a quelli concessi alle Piccole e medie imprese».
Il Cdr, evidentemente scottato dalle "delocalizzazioni" della globalizzazione neoliberista che ha svuotato le industrie di intere regioni, «Insiste sulla grande importanza del capitale umano e del dialogo sociale; esorta a garantire un maggiore coinvolgimento delle parti sociali nell'impresa, nonché degli Stati e delle regioni, in particolare nella gestione delle ristrutturazioni; propone inoltre che la gestione previsionale delle competenze e delle trasformazioni sia considerata una componente essenziale della politica industriale».
Nella sessione plenaria del Cdr è intervenuto anche il Verde tedesco Reinhard Bütikofer, relatore su questo tema al Parlamento europeo, per illustrare i punti principali del dibattito ed ha sottolineato che «Le regioni sono un elemento cruciale nel contesto della politica industriale. In tal senso, l'Europa ha bisogno di una strategia di reindustrializzazione delle economie del sud. E' da deprecare che questa dimensione non sia stata presa in considerazione nell'iniziativa faro della Commissione europea». Bütikofer si è detto d'accordo con il CdR sull'importanza delle competenze e del capitale umano: «Questi aspetti devono essere rafforzati, mettendo l'accento sul dialogo sociale, sulla partecipazione dei lavoratori, sulla formazione professionale e sull'innovazione sociale. Le regioni svolgono un ruolo preminente a questo riguardo».
Per quanto riguarda le ristrutturazioni industriali il CdR ha adottato una posizione (Orientamenti dell'Ue sugli aiuti di stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà) sui futuri orientamenti dell'Ue sugli aiuti di Stato al salvataggio e alla ristrutturazione di imprese in difficoltà, attesi per il secondo semestre del 2013. Il Cdr chiede «Regole semplici, giuste e trasparenti affinché gli aiuti di Stato possano aiutare le imprese a superare un periodo d'instabilità, a difendere il loro know-how industriale e a promuovere il mantenimento dell'occupazione nelle regioni». Su questo tema il relatore era un altro socialista francese, Christophe Rouillon, sindaco di Coulaines, che ha evidenziato: «In sé gli aiuti di Stato non sono un male, ma non sono neanche necessariamente un bene. Devono infatti essere calibrati e inquadrati correttamente affinché abbiano senso dal punto di vista economico e possano servire l'interesse generale».
Nel parere il Cdr «Si oppone all'ipotesi di restringere l'ambito d'applicazione degli orientamenti alle imprese che sono oggetto di procedure formali di insolvenza; chiede di portare l'importo massimo degli aiuti a una singola impresa da 10 a 15 milioni di euro, per tener conto dell'inflazione e dell'aumento del Pil ; invoca la possibilità di prevedere delle contropartite al sostegno pubblico (come ad esempio il divieto di versare dividendi durante il periodo di ristrutturazione)». Il Comitato delle regioni sostiene inoltre «L'applicazione per analogia della clausola "antidelocalizzazione" di cui al regolamento sui fondi strutturali e l'introduzione di specifiche soglie minime per la notifica alla Commissione degli aiuti di Stato, pari a 200.000 euro per le PMI e a 500.000 euro per le altre imprese».