Sui "saggi" scelti da Napolitano per trovare una soluzione all'impasse derivato dalle (non)elezioni del governo si è detto molto. Poco di positivo, molto di negativo. Greenreport.it segnalò solo la presenza di Giovannini, presidente dell'Istat, come speranza che dal brainstorming dei dieci uscisse almeno un gancio alla sostenibilità grazie alla sua cultura in materia, che lo rende una delle menti più brillanti in materia dell'intero Paese.
Ribadito che non sappiamo assolutamente - e chi può, adesso? - quale sarà il peso del lavoro svolto dalla commissione dei dieci "saggi", le loro proposte contenute nel documento conclusivo presentato oggi al Capo dello Stato ci trovano non soltanto sostanzialmente d'accordo, ma anche felici di trovare questa indicazione (che ricordiamo l'attuale presente della Repubblica lascerà al successore): «La principale emergenza che ci troviamo oggi ad affrontare è - riporta l'Ansa - quella del lavoro e della conseguente crescita della povertà, e la via maestra per combatterlo è lo sviluppo economico equo e sostenibile».
Più nel dettaglio, sfogliando il risultato del lavoro dei saggi, ossia L'agenda possibile - Relazione del gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea, già al primo punto si esprime in maniera molto chiara quali siano le priorità. «Le misure di politica economico-sociale qui suggerite, anche quelle limitate alle urgenze, si inscrivono in due obiettivi di fondo: riavviare lo sviluppo economico, renderlo più equo e sostenibile. Lo sviluppo deve portare un aumento del benessere, non risolversi in un mero accumulo di beni materiali. Nei paesi avanzati esso si traduce nell'accrescimento qualitativo dei beni e servizi disponibili ai cittadini, che fa aumentare il prodotto interno lordo (Pil) reale, e in una migliore qualità della vita [...] I governi possono e debbono incanalare lo sviluppo su binari di sostenibilità ambientale e sociale, di equità fra generazioni, fra donne e uomini, fra ceti e territori diversi».
Di questi tempi, non è poco. Certo, anche stavolta l'attenzione per una delle gambe fondamentali dello sviluppo sostenibile - ossia un utilizzo efficiente ed efficace dei flussi di materia - è soltanto sfiorato nel documento; ancora una volta, lo si affronta marginalmente e a valle, preferendo soffermarsi primariamente sull'analisi del ciclo dei rifiuti. È evidente che da questo punto di vista occorre ancora lavorare perché invece la gestione dei flussi di materia divenga argomento di primo piano nella politica industriale che occorre sviluppare per il Paese. Segnaliamo quindi, solo en passant, che anche nel promettente manifesto politico di Fabrizio Barca (PD) - lanciato oggi - la parola sostenibilità nemmeno esiste, fermandosi ancora alla "tutela dell'ambiente". Certo, ciò che è importante è andare oltre gli slogan, è la declinazione pratica: ma l'orizzonte è quello della sostenibilità, non ce ne possono essere altri.
Per il resto, il lavoro dei "saggi" è stato alquanto variegato, toccando comunque questioni cruciali per le istituzioni e per il Paese. Tra queste, sempre l'Ansa ci segnala: per quanto riguarda la legge elettorale, il superamento di quella attuale con un nuovo sistema che «potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilità». D'accordo ci trova anche la proposta di una sola camera con potere di indirizzo politico: «nessun sistema elettorale garantisce automaticamente la maggioranza in entrambi rami del parlamento. Diverse sarebbero le prospettive della stabilità se si attribuisse l'indirizzo politico a una sola Camera».
Infine, segnaliamo la "saggezza" anche di questa indicazione, che sicuramente non piacerà al M5S (ed ai freschi convertiti Renzi e Berlusconi), ma che invece ha argomenti sui quali è difficile non concordare: «Il finanziamento pubblico delle attività politiche in forma adeguata e con verificabilità delle singole spese, costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l'attività politica».
Alessandro Farulli