Siamo un paese di vecchi. Lo dimostra la nostra classe politica. Al governo siedono da decine d’anni, sempre le stesse persone, quelle che hanno ormai superato i sessanta. Lo sono le persone che lavorano perché alla fine, per andare in pensione si dovrà arrivare a 75 anni e lo sono le persone che si occupano di economia. Per i giovani adulti non c’è spazio, non è ancora il tempo, perché chi sta nei posti di comando, ha deciso che non vuole farsi da parte.

Ed ecco che a confermare lo stato di “vecchiaia” del nostro paese ci pensa l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, che ha stilato una classifica sul benessere dei bambini in 29 paesi sviluppati. Per le famiglie che hanno il compito di crescere i figli, per tutte le persone che si occupano realmente d’infanzia e problemi relativi ai bambini, non sarà stata una novità ritrovare l’Italia al 22mo posto. Meglio di noi fanno anche Spagna, Ungheria e Polonia, mentre precediamo Estonia, Slovacchia e Grecia.

Una classifica effettuata dall’Unicef in base a cinque criteri fondamentali: benessere materiale, salute e sicurezza, istruzione, comportamenti a rischio, condizioni abitative e ambientali.

Cinque criteri che vedono l’Italia posizionarsi in terza fascia della classifica, tranne nei casi di bullismo. Riusciamo a dare una svolta alla violenza, alle prepotenze, ma non riusciamo a dare sicurezza alla vita dei nostri bambini. Eccoli allora scendere la soglia della povertà, in un divario che dagli anni 2000 è aumentato sempre più, riportando non solo alle soglie del dissesto finanziario il nostro paese, ma anche quello infantile.

Meglio di noi fanno tutte le altre nazioni, mentre dividiamo le posizioni con Estonia, Spagna, Slovacchia. Insomma: molti di questi paesi sono nuovi nel mettere libertà, qualità della vita del singolo individuo e giustizia al primo posto mentre noi, che abbiamo una cultura basata sulla qualità della vita dei bambini - vedi i pedagogisti italiani che hanno fatto scuola nel mondo: Pestalozzi, Agazzi, Montessori - ci ritroviamo ad occupare posti molto in basso.

Nonostante ciò, continuiamo a scendere nella graduatoria quando si parla di ragazzi che non seguono corsi, che hanno abbandonato la scuola e non lavorano. Che dire poi di quelli che non riescono a svolgere un’adeguata attività fisica… Tutte informazioni, queste, che dovrebbero far riflettere chi si occupa non solo d’infanzia, ma anche di servizi. Buona parte delle difficoltà, provengono da una scarsa politica infantile e di servizio che penalizza enormemente tutti i cittadini. Basta andare in giro per le scuole italiane per rendersi conto delle scarse possibilità che i nostri bambini hanno e della fatica che fanno le persone ad accudirli cercando di dar loro una vita decorosa.

Sicuramente la nostra politica dovrebbe impegnarsi maggiormente nell’assicurare adeguate strutture e servizi ai nostri bambini per poterli far crescere in modo decoroso. Un paese di vecchi deve anche pensare a proteggere e rispettare le generazioni future.

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