Nel 2007 i disoccupati in Italia erano 1,5 milioni, nel 2012 la cifra è salita a 2,7: negli ultimi 5 anni i disoccupati sono quasi raddoppiati. Inoltre, se a questo dato si sommano i 2,97 milioni di inattivi disponibili a lavorare, si arriva a 5,7 milioni di persone senza lavoro.

Secondo la CGIA di Mestre, il segnale lanciato dalla Bce nel suo bollettino mensile è molto preoccupante, considando anche il numero delle persone inattive disponibili (ovvero quelle che non cercano più lavoro ma che sarebbero pronti ad accettarne uno se gli venisse proposto). Gli inattivi disponibili sono prevalentemente persone con un basso livello di studio (”solo” 214.000 laureati), più donne che uomini, tre volte più numerosi al Sud che al Nord. La maggior parte (1,4 milioni) si colloca nella fascia di età 35-54 anni, seguita dai 25-34 anni.

Infine, se ai 5,7 milioni di persone senza lavoro si sommano anche i 605 mila che vorrebbero svolgere un maggior numero di ore di lavoro ma non ne hanno l’opportunità e a loro si collegano le altre 403 mila unità che hanno rinforzato l’esercito delle forze lavoro potenziali, si arriva alla vertiginosa cifra di 6,7 milioni di persone collocate ai margini del mercato del lavoro.

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