“Sono cresciute di oltre il 20% le esportazioni di armi bresciane che nel 2012 hanno raggiunto la cifra record di 316 milioni di euro. I principali destinatari continuano ad essere gli Stati Uniti (119 milioni di euro), ma tra i maggiori acquirenti figurano – nonostante il conflitto nella vicina Siria – la Turchia (oltre 36 milioni) e l’India (oltre 10 milioni). In forte crescita anche le esportazioni verso la Russia (quasi 10 milioni) e soprattutto la Malaysia (5 milioni) mentre segnano un evidente calo le esportazioni verso i paesi dell’Unione europea (meno 5,6%)”.

Lo riporta un comunicato di OPAL (Osservatorio permanente sulle armi leggere) di Brescia, che venerdì 12 aprile alle ore 11.00 terrà una conferenza stampa presso la propria sede per commentare i dati sulle esportazioni di armi bresciane proprio alla vigilia di EXA, la mostra internazionale delle armi sportive, security e outdoor (Brescia 13-16 aprile - qui le foto dell'edizione 2012). Una mostra che riscuote sempre maggiore interesse da parte degli appassionati del settore, ma i cui promotori si guardano bene dal prendere in esame le conseguenze sulla sicurezza e i rischi sociali dell'export di sistema d'arma. Considerazioni che invece non sfuggono agli attenti osservatori di OPAL che nella conferenza stampa presenteranno i dati sulle esportazioni di armi dalla Provincia dì Brescia recentemente resi noti dall’ISTAT.

 

Una questione di sicurezza, non di fatturato

«Mentre per altri settori della vita sociale l’ISTAT comunica quasi quotidianamente cifre alquanto preoccupanti, i dati recentemente resi noti dall’Istituto nazionale di statistica segnalano che non c’è crisi per le esportazioni di armi bresciane» – afferma Piergiulio Biatta, Presidente di OPAL. «In considerazione della situazione interna dei paesi destinatari di queste armi riteniamo che il forte incremento di queste esportazioni non possa essere letto solo in chiave economica o come un successo industriale, ma che debbano essere prese in esame tutte le implicazioni sociali e sulla sicurezza. Sarebbe alquanto limitativo, infatti, giungere alla conclusione che esportare armi è un modo per far fronte alla crisi che attanaglia il nostro paese» – conclude Biatta.

Il materiale esportato verso diversi paesi con gravi rischi per la sicurezza interna è però ampio e consistente. Lo spiega Carlo Tombola, Coordinatore scientifico di OPAL. «Nella categoria CH254 (Gruppi Ateco 2007) dell’ISTAT sono riportate per il 2012 esportazioni dalla Provincia di Brescia di “armi e munizioni” verso gli Stati Uniti che con oltre 119 milioni di euro non solo sono il primo destinatario di armi bresciane, ma nel 2012 hanno visto una crescita di quasi il 58% rispetto all’anno precedente. Il dato appare confortante dal punto di vista economico: ma non va dimenticato che il 2012 è stato anche l’anno delle stragi di bambini innocenti in diverse cittadine americane. L’amministrazione Obama ha chiesto con forza al Congresso di mettere al bando diverse di queste armi e di limitarne l’uso da parte dei civili, ma ha sempre trovato l’opposizione della potente lobby armiera americana. La National Rifle Association (NRA) ha infatti ripetutamente sostenuto che le armi sarebbero un “simbolo della democrazia” e ha esercitato forti pressioni sul Congresso americano per continuare a permettere l’uso da parte dei civili addirittura dei fucili d’assalto simili a quelli in dotazione ai marines. La stessa ditta Beretta – che è un forte azionista della NRA – invece che preoccuparsi dell’uso indiscriminato di queste armi ha subito minacciato di traslocare in un altro Stato la propria ditta se il Maryland avesse adottato misure più restrittive» – conclude Tombola.

Va ricordato che l'anno scorso la ditta Beretta, la principale azienda armiera bresciana riportava per il 2011 "che i mercati esteri producono il 90% del fatturato (432 milioni su un totale di 481 milioni) e oltre il 45% delle vendite realizzate dalla Beretta sono riconducibili al mercato nord americano". «A pari cambio - spiegava una nota della Beretta - la crescita realizzata in Usa è stata del 12% grazie alla significativa ripresa delle vendite civili che sono risultate stabili nel Vecchio Continente, con notevoli difficoltà in tutti i Paesi dell'area meridionale, Italia compresa».Paradossalmente, proprio il recente annuncio di leggi più restrittive ha incrementato fortemente le vendite di armi negli Stati Uniti: e la NRA non si certo è fatta scrupoli nell'alimentare questo "mercato della paura".

 

Sempre più armi bresciane nelle zone di tensione

Le armi bresciane non finiscono solo negli Stati Uniti ma ad un lungo elenco di “paesi in zone di tensione”. Lo spiega Giorgio Beretta, ricercatore di Rete Disarmo e analista di OPAL (nessuna parentela con gli omonimi produttori di armi di Gardone Val Trompia). «Dopo gli Stati Uniti, il maggiore acquirente di armi bresciane è la Turchia; nel 2012 sono state esportate armi e munizioni per oltre 36,5 milioni di euro che sono il doppio di quelle esportate verso la Francia, un tradizionale compratore di armi bresciane. Il dato non può passare inosservato perché il governo di Ankara ha ripetutamente dichiarato il proprio appoggio militare alle forze dell’opposizione siriana, in particolare al Free Syrian Army (Esercito siriano libero), e non è quindi affatto remota la possibilità che le armi bresciane vengano sviate all’interno del paese o inviate a destinatari non dichiarati» – afferma Beretta.

«Destano preoccupazioni anche i consistenti quantitativi di armi e munizioni esportate a paesi sottoposti a misure di embargo di armi come il Libano al quale nel 2012 sono state esportate armi bresciane per oltre 1,2 milioni di euro. E sono state esportate armi bresciane anche a paesi del Nord Africa dove nel 2012 sono proseguite le sollevazioni popolari nell’ambito della cosiddetta “primavera araba” come l’Egitto (quasi 1,8 milioni di euro) dove anche lo scorso anno sono continuate le sollevazioni popolari (che sono tuttora in corso) e il Marocco (oltre 1,5 milioni di euro) che persiste nell’occupazione illegale del Sahara Occidentale e con le limitazioni alle libertà delle popolazioni saharawi» – conclude Beretta. Insomma, come lo scorso anno ma in misura ancor maggiore, le armi bresciane finiscono nelle zone più disparate del pianeta.

 

OPAL chiede chiarezza a Prefetto e Questore di Brescia

Un problema, quello delle destinazioni delle armi bresciane che l'Osservatorio OPAL ha ripetutamente sollevato. «Lo scorso anno – riprende Piergiulio Biatta – e precisamente in data 22 giugno 2012, abbiamo scritto al Prefetto di Brescia per chiedere di fare chiarezza in merito alle autorizzazioni per l’esportazioni di queste armi. Il Prefetto, dott.sa Narcisa Brassesco Pace, ha ritenuto di risponderci dopo 7 mesi il 23 gennaio 2013 con una succinta comunicazione nella quale afferma che, “le pistole cal. 9 x 9 ricadono ai fini del trasporto sotto il regime autorizzatorio della Questura, pertanto non di nostra competenza e si comunica che agli atti di quest’ufficio non emergono autorizzazioni di trasporto armi, in relazione a Paesi embargati”.

«Riteniamo che questa risposta non sia soddisfacente e per questo nei prossimi giorni invieremo al Prefetto e al Questore una dettagliata documentazione sulle esportazioni di armi bresciane a diversi paesi a rischio. Segnaliamo inoltre che alcune associazioni aderenti al nostro Osservatorio stanno anche valutando di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, per chiedere di appurare se le autorizzazione all’esportazione di armi dalla Provincia di Brescia rispettano le normative nazionali e comunitarie vigenti» - conclude Biatta. Intanto gli armieri bresciani e l'ANPAM si preparano per la fiera di EXA: per loro “business is business”. [GB]

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