Promuovere la crescita e la riduzione della povertà in un mondo dove il rischio è immenso. «Marzo mese freddo? È stato 336esimo mese di fila con temperature globali sopra la media».
U.M.
Recentemente il World resources institute (Wri) e il Fondo monetario internazionale hanno organizzato un evento speciale con Lord Nicholas Stern, Fostering Growth and Poverty Reduction in a World of Immense Risk. Dalla pubblicazione dell'ormai famosissimo rapporto Stern su economia e cambiamento climatico sono passati più di 6 anni, segnati da una profonda crisi economica durante la quale i rischi derivanti dal cambiamento climatico non stati gestiti e sono cresciuti, una sottovalutazione che se continuerà porterà a grandi migrazioni di popolazioni umane e a conflitti prolungati. «Abbiamo capito come ridurre drasticamente questi rischi - ha detto Stern - ma la volontà politica di agire è debole. Un ostacolo fondamentale è la percezione comune, ma sbagliata, che c'è un conflitto netto tra la crescita e la responsabilità climatica».
Lord Stern si è soffermato sull'analisi di come i rischi e la loro comprensione siano cambiati negli ultimi 6 anni, e ha sostenuto che la transizione verso un'economia low carbon sia piena di opportunità per una crescita economica e per ridurre la povertà. L'ostacolo più impegnativo per realizzare questo percorso virtuoso è la lentezza dell'azione internazionale per il clima: «Il superamento di questo ostacolo non è una questione di capire le vie scientifiche o politiche volte a limitare i cambiamenti climatici, e non è dipende neanche dal determinare quali tecnologie adottare o quali investimenti devono essere effettuati. Ciò che manca è la volontà politica».
L'economista britannico ha dialogato su questi temi con il presidente del Wri Andrew Steer e con la direttrice generale del Fmi Christine Lagarde, e Steer ha sottolineato che «Questi rischi si stanno già presentando oggi e sono pronti a peggiorare in futuro. Le compagnie assicurative ci dicono che le catastrofi legate al clima sono triplicate dal 1980, e gli Stati Uniti l'anno scorso hanno vissuto 11 eventi meteorologici estremi, ciascuno dei quali è costato più di un miliardo di dollari. E la siccità potrebbe rivelarsi il più costoso disastro naturale nella storia degli Usa».
Stern ha ripercorso le tappe della grave crisi economica e umana in corso, e i rischi posti dai cambiamenti climatici, concentrandosi poi sul principale ostacolo per mitigare questi rischi: la volontà politica. «Il problema riflette una mancanza di comprensione in tre aree principali: rischi reali dei cambiamenti climatici, i benefici di una via alternativa e la necessità di collaborazione e comprensione reciproca».
L'economista ha ammesso che la sua Stern Review on the Economics of Climate Change aveva fortemente sottovalutato i rischi e gli impatti del cambiamento climatico: «Le emissioni sono al top o al di sopra delle previsioni di cui palavamo circa 6 o 7 anni fa. Alcuni effetti sono accaduti più velocemente. Non abbiamo parole per descrivere le interazioni tra il clima e gli ecosistemi. Inoltre, per quanto riguarda gli elementi mancanti nei modelli scientifici, ora riconosciamo che questi sono ancora più importanti di quanto si pensasse al momento... un sacco di cose non sono nei modelli semplicemente perché gli scienziati non le hanno ancora pienamente capite».
Stern attribuisce queste sottovalutazioni all'incapacità intrinseca dei tipi di modelli che utilizzano sia gli scienziati che gli economisti: «Il problema è che la distruzione duratura non è una parte di questi modelli, sono astorici in termini di impatto economico. Dopo le inondazioni in Pakistan nel 2007, alcune parti del Paese hanno visto il loro sviluppo ricacciato indietro di 20 anni. Ma se questi tipi di eventi dovessero accadere, per esempio, ogni 10 anni... ecco, i modelli attuali non ci permettono di parlare di questo».
Stern ha chiesto una "nuova generazione" della modellazione che può prendere in considerazione l'impatto dei cambiamenti climatici sulla salute umana e il benessere umano: «Se dovessimo descrivere gli eventi distruttivi del secolo scorso - la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, l'Olocausto - non lo faremmo in termini di prodotto interno lordo aggregato, ma dobbiamo imparare a discutere e descrivere il rischio, così come possiamo, in tutte le sue dimensioni, inclusa la perdita delle vite. Cosa saremmo disposti a pagare per ridurre questo rischio?».
Per Stern una componente fondamentale per mobilitare la volontà politica «E' una forte narrazione del rischio derivante da una nuova generazione di modelli scientifici. Questi modelli dovrebbero non soltanto riflettere la gravità dei rischi climatici, ma anche i costi umani e ambientali di elementi che sono solitamente ignorati nei data-driven models, come il disgelo del permafrost e l'impatto degli eventi meteorologici estremi sullo sviluppo». Poi ha fatto un esempio attualissimo: «La maggior parte degli effetti del cambiamento climatico avverranno in futuro, ma la maggior parte scienziati credono che stiano già cominciando. Si potrebbe credere che marzo è stato un po' freddo, ma in realtà è stato il 336esimo mese di fila in cui le temperature globali erano al di sopra delle medie del XX secolo».
Stern è particolarmente preoccupato per tre aspetti dell'attuale discussione sul cambiamento climatico. Ha messo in guardia contro la tendenza comune, soprattutto tra i decisori politici, a mettere in contrapposizione l'azione per il clima con l'occupazione e la crescita economica. Ha evidenziato «Il pericolo di disaccoppiamento tra temi dello sviluppo e la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici», dicendo che invece «Devono sempre essere considerati "legati" insieme». In ultimo ha sottolineato «La contraddizione acuta di credere simultaneamente che l'attuale prezzo del petrolio e del gas, ampiamente visto come troppo basso, possa coesistere con l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura del pianeta a soli 2 gradi Celsius in questo secolo».
Secondo Stern, «Il mondo nei prossimi anni deve vedere una nuova era, la "New Energy Industrial Revolution". Come le epoche di innovazione che l'hanno preceduta, la rivoluzione industriale, l'espansione del vapore e delle ferrovie, la rivoluzione delle tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni, eccetera, questo periodo sarà pieno di crescita, investimenti, creatività e mercati emergenti. E' importante vederlo come un momento di opportunità economiche, piuttosto che un brevissimo momento nel quale concentrarci esclusivamente sul ridimensionamento delle emissioni di gas serra. E' anche un momento per i adottare strategie win-win-win che integrino in un unico pacchetto lo sviluppo, l'adattamento e la mitigazione. Ad esempio, l'energia solare decentrata porta energia elettrica a prezzi accessibile alle comunità povere, riduce le emissioni ed è meno vulnerabile rispetto a quella tradizionale, basata sulla rete a di alimentazione. Questi sono i tipi di soluzioni che guideranno la crescita economica e la stabilità climatica».
L'economista ha sottolineato che alcune persone e governi stanno facendo molto nella lotta contro i cambiamenti climatici, ma in generale ci si sta muovendo troppo lentamente: «Con il 12esimo piano quinquennale stiamo assistendo ad un cambiamento radicale in Cina. L'Ue di recente sta balbettando, ma si è mossa a lungo. Sia l'Etiopia che Mauritius hanno progetti ambiziosi. Capire cosa fanno gli altri è una parte cruciale della collaborazione. Fmi e Banca mondiale possono svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere questa collaborazione. Collettivamente, queste organizzazioni lavorano sulla riduzione della povertà e per la crescita, la sostenibilità e lo sviluppo. Se allineassero meglio le loro singole missioni potrebbero promuovere la collaborazione internazionale e assicurare che lo sviluppo economico avvenga in armonia con la mitigazione e l'adattamento al cambiamento climatico». Insomma, «Non possiamo rappresentare lo scenario che abbiamo davanti come una finta corsa di cavalli, con la crescita economica da un lato e la stabilità climatica dall'altro».
Anche se per un'ora ha esposto la dura evidenza dei rischi climatici sottovalutati e dello scoraggiante ritardo della comunità internazionale nell'affrontarli, Stern è fiducioso: ritiene che proprio il 2013 «Offra un'opportunità senza precedenti per far decollare la volontà politica per l'azione internazionale sul clima. Abbiamo John Kerry (il Segretario di Stato Usa, ndr) e la nuova leadership in Cina che possono sollevare la questione del cambiamento climatico. Il capo del Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale oggi hanno assunto impegni pubblici molto forti. Si si guarda ai piani in Etiopia, Sudafrica, Messico e in altre parti del mondo, le leadership stanno prendendo sul serio questi problemi. La mia opinione è che il 2013 sia l'anno migliore per raddoppiare i nostri sforzi per creare quella volontà politica che finora è stata troppo debole».