Entro il 2030 ci occorrerà il 40% di acqua in più rispetto a quella a noi accessibile. «Efficienza e riciclo per la svolta»: In Italia la piena attuazione della legislazione UE in materia di rifiuti potrebbe creare più di 60mila posti di lavoro.
Luca Aterini (traduzione a cura di Valentina Legnani*)
Nell'anno europeo dei cittadini, l'Ue si mette in gioco con l'appuntamento Dialoghi con i cittadini. Un'occasione importante, che trova anche un focus dedicato all'uso sostenibile delle risorse. Pensa che anche i cittadini europei sentano questo tema come prioritario?
«Francamente non credo. Ritengo che una delle ragioni principali consista semplicemente nel fatto che questa questione non si trovi sufficiente in alto nell'agenda dei politici e dei media. Si stima che la popolazione del nostro pianeta supererà quota 9 miliardi entro la metà di questo secolo. Dovremo condividere il nostro pianeta con 3 miliardi di consumatori della classe media in più entro il 2030. Ciò è positivo per quei 3 miliardi di persone il cui standard di vita crescerà sensibilmente, nonché per le imprese che si espanderanno per soddisfare l'aumento della domanda. Tuttavia, le nuove richieste metteranno a dura prova molte risorse. Avremo bisogno del triplo delle risorse attuali, ossia 140 miliardi di tonnellate all'anno , entro il 2050. Per la domanda di cibo, mangimi e fibre si prevede un incremento del 70%. Eppure al giorno d'oggi gli ecosistemi su cui si basano queste risorse sono già stati sfruttati al 60%. Senza progressi significativi in termini di efficienza, entro il 2030 avremo bisogno del 40% di acqua in più rispetto alla quantità a noi accessibile.
A mio parere, se non interveniamo molto presto in tal senso, ci troveremo di fronte a una crisi di risorse altrettanto grave quanto l'attuale crisi economica e finanziaria, con lo stesso numero di persone coinvolte direttamente».
Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro, nei prossimi vent'anni la transizione ad un'economia più verde potrebbe garantire nel mondo fino a 60 milioni di nuovi posti di lavoro. Sotto il profilo occupazionale, quale prospettive offre all'Europa la tabella di marcia per un efficiente impiego delle risorse?
«E' stato calcolato che ogni punto percentuale di miglioramento in fatto di produttività delle risorse permetterebbe al settore industriale europeo di risparmiare fino a 23 miliardi di euro all'anno, oltre a creare fino a 150.000 posti di lavoro. L'occupazione nel settore delle tecnologie e dei servizi ambientali nella UE è cresciuta di circa il 3% annuo negli ultimi anni. Il valore del mercato globale della cosiddetta industria ambientale è stimato attorno a un trilione di euro, destinato a raddoppiare nei prossimi 10 anni. Ad esempio, si calcola che il solo settore delle energie rinnovabili in Europa genererà oltre 400.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020.
Non vi è dubbio che l'efficienza delle risorse possa aiutarci a uscire dalla crisi attuale. Il riciclaggio e il miglioramento della gestione delle risorse idriche e dei rifiuti hanno un forte potenziale per la creazione di nuovi posti di lavoro, nei settori in cui le imprese europee godono di un vantaggio competitivo globale.
In Italia la piena attuazione della legislazione UE in materia di rifiuti potrebbe creare più di 60.000 posti di lavoro. Per l'Italia e l'Europa, il costo e la produttività del lavoro sono solo una parte della sfida verso la crescita - dobbiamo utilizzare e ri-utilizzare le nostre risorse in modo efficiente».
Con il Manifesto per l'utilizzo efficiente delle risorse si è scelto di puntare su un'economia «rigenerativa, circolare» che sia «socialmente inclusiva e responsabile», che non dimentichi di «ispirare stili di vita sostenibili nei consumatori, informandoli e incentivandoli, usando le più recenti intuizioni dell'economia comportamentale». Pensa dunque che unire le intuizioni dell'economia ecologica con quelle dell'economia comportamentale avrà un ruolo importante nel raggiungere l'orizzonte della sostenibilità?
«Assolutamente sì. Per decenni le nostre economie hanno creduto che le risorse fossero abbondanti e che il cambiamento climatico e il degrado ambientale non rappresentassero un problema economico. Ma tutto questo è sbagliato. Viviamo in un mondo dalle risorse limitate e dobbiamo definire le giuste condizioni di mercato per fare in modo che le risorse siano distribuite laddove risultino più produttive.
In realtà, la competizione globale per una crescita e posti di lavoro "verdi" si sta facendo sempre più agguerrita. L'Europa deve fare di più per rafforzare la nostra innovazione e leadership, se non vogliamo essere lasciati indietro.
Questo significa che abbiamo bisogno di un cambiamento. L'industria dovrà perciò trovare il modo di aumentare la produttività delle risorse. I decisori dovranno fornire le condizioni quadro per rendere tutto ciò possibile, garantendo la prevedibilità e la fiducia per gli investimenti nei giusti settori dell'economia. Questo non vuol dire necessariamente che dobbiamo consumare meno. Piuttosto, dobbiamo consumare in modo intelligente. La tutela dell'ambiente non può essere delegata unicamente ai decisori e al mondo delle imprese: i cittadini devono prendere le decisioni giuste al momento di effettuare acquisti, oltre a esercitare i propri diritti in conformità con la legislazione della UE in materia ambientale. Spesso è una questione di consapevolezza.
E' di vitale importanza comunicare queste idee. Molti argomenti a favore di una crescita verde non sono ancora pienamente riconosciuti, persino da alcuni governi, per cui è necessario un ulteriore lavoro volto a evidenziare i reali benefici economici derivanti da una maggiore efficienza delle risorse a livello nazionale, europeo e internazionale».
Entro fine 2013, secondo la Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, Commissione e Stati membri dovrebbero concordare con le parti interessate indicatori e obiettivi per l'efficienza nell'utilizzo delle risorse: nonostante ciò, ad ora in Italia non esiste neanche un sistema uniforme e standardizzato nazionale di conteggio delle raccolte differenziate, nonostante fosse previsto addirittura da un decreto del 1997. Come pensa sarà possibile superare questo gap?
«Non posso commentare il caso dell'Italia nello specifico, ma posso colmare le lacune della Tabella di marcia. Il mio gruppo sta consultando le parti interessate sulla fattibilità e la volontà di incrementare l'efficienza delle risorse e in quest'ottica la Piattaforma Europea per l'Efficienza delle Risorse emanerà a giugno una raccomandazione politica sulla via da seguire in questo ambito. Essa includerà naturalmente le osservazioni delle parti interessate emerse dalla consultazione che abbiamo effettuato su questa tematica durante lo scorso anno. La Commissione sta inoltre ultimando uno studio che definisce delle tappe fondamentali in fatto di efficienza delle risorse e uno dei compiti consiste proprio nel considerare queste tappe come obiettivi quantitativi. I risultati saranno presentati quest'anno.
Occorrerà poi valutare quali interventi si riveleranno necessari. La definizione di alcuni obiettivi potrebbe rientrare in altre attività politiche, ad esempio nel 2014 effettueremo una profonda revisione degli obiettivi in materia di rifiuti e anche gli obiettivi relativi al riciclaggio potrebbero essere sottoposti a revisione. Sussiste poi un'altra opzione, ossia che gli obiettivi proposti dalle parti interessate rimangano puramente "teorici", cioè indichino la direzione da seguire, piuttosto che diventare applicabili a livello degli Stati Membri. Dobbiamo analizzare dettagliatamente le opzioni prima di prendere qualsiasi decisione».
L'efficienza nell'utilizzo delle risorse è fortemente legata allo sviluppo dell'economia reale. In Germania, il programma elettorale dell'Spd parla di «proibire le manovre speculative sulle materie prime e l'energia». L'Europa, che promuove anche il progetto Fessud, come valuta una proposta politica concreta in tal senso?
«Non intendo commentare le proposte specifiche dei partiti politici degli Stati Membri. Ripeto solo quello che ho detto in risposta alla prima domanda: se non agiamo in questo senso molto presto, ci troveremo di fronte a una crisi di risorse altrettanto grave quanto l'attuale crisi economica e finanziaria, con lo stesso numero di persone coinvolte direttamente».
*Legnani Traduzioni http://www.legnanitraduzioni.com/index-in.html