Sin dalla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, tenutasi nel giugno dello scorso anno a Rio de Janeiro, si è aperto un ampio dibattito sull'elaborazione e approvazione da parte dei paesi di tutto il mondo di obiettivi di sviluppo sostenibile per i sistemi naturali del pianeta e per gli esseri umani che lo abitano. Si tratta di obiettivi che la comunità internazionale dovrà approvare e sottoscrivere nel percorso di revisione dei ben noti Obiettivi del Millennio, approvati nel 2000 in ambito Nazioni Unite e che saranno rivisti entro il 2015.

Nel documento conclusivo della Conferenza di Rio, intitolato "The Future We Want", i paragrafi dal 245 al 251 trattano specificatamente questo argomento (vedasi www.unsdc2013.org ). Nel testo approvato si fa presente che gli obiettivi di sviluppo sostenibile dovrebbero essere coerenti e integrati nel programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite oltre il 2015, contribuendo così al raggiungimento dello sviluppo sostenibile e servire come quindi driver per l'attuazione e l'integrazione dello sviluppo sostenibile nel sistema delle Nazioni Unite nel suo complesso. Il testo ricorda che lo sviluppo di questi obiettivi non deve distogliere l'attenzione o lo sforzo dal raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio che sono stati elaborati e approvati nel 2000. Il documento sottolinea che gli obiettivi di sviluppo sostenibile dovrebbero essere orientati all'azione, concisi e facili da comunicare, in numero limitato, ma devono anche essere ambiziosi, globali e universalmente applicabili a tutti i paesi tenendo conto delle diverse realtà, capacità e livelli di sviluppo nazionali e rispettosi delle politiche e delle priorità nazionali. Il documento ha deciso di istituire un processo intergovernativo inclusivo e trasparente sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, aperto a tutti gli stakeholder, affinché gli obiettivi globali di sviluppo sostenibile siano approvati dall'Assemblea Generale prevedendo la costituzione di un gruppo di lavoro aperto, composto da 30 rappresentanti, nominati dagli Stati membri dei cinque gruppi regionali delle Nazioni Unite, con lo scopo di conseguire una giusta, equa ed equilibrata rappresentazione territoriale. Fin dall'inizio, questo gruppo di lavoro aperto deciderà sui suoi metodi di lavoro, compreso lo sviluppo delle modalità per assicurare il pieno coinvolgimento nel suo lavoro degli stakeholder rilevanti e degli esperti della società civile, della comunità scientifica e del sistema delle Nazioni Unite, al fine di mettere in campo una pluralità di prospettive e di esperienze.

Le Nazioni Unite hanno quindi promosso un apposito Working Group sui Sustainable Development Goals che si è già riunito in una prima sessione il 14 e 15 marzo scorsi alla sede ONU a New York (informazioni in merito si possono trovare sul sito http://sustainabledevelopment.un.org ).

Quindi il grande tema all'ordine del giorno è oggi quello, nella fase di revisione, di giungere all'integrazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio con degli specifici Obiettivi di Sviluppo Sostenibile a dimostrazione che non è più possibile seguire "agende" politiche che dividono le tematiche dello sviluppo sociale ed economico da quelle ambientali, a dimostrazione di quanto ormai sia acquisita la considerazione che la salute e la vitalità dei sistemi naturali costituisce la base per il benessere e lo sviluppo sociale umano.

Il dibattito che è scaturito dall'approfondimento mirato ad indicare gli obiettivi di sviluppo sostenibile del Millennio è certamente interessante ed anche molto utile per quanto riguarda gli impegni che la comunità internazionale dovrà affrontare per rendere operativo, al più presto, il concetto di sostenibilità dei nostri modelli di sviluppo sociale ed economico. Fortunatamente questo dibattito vede in un ruolo significativo la comunità scientifica internazionale che si occupa di scienze del sistema Terra e scienza della sostenibilità.

Nel numero del 21 marzo scorso la prestigiosa rivista scientifica "Nature" - come già scritto da greenreport.it - ha pubblicato un interessante lavoro di autorevoli studiosi delle scienze del sistema Terra e della scienza della sostenibilità, David Griggs, Mark Stafford-Smith, owen Gaffney, Johan Rockstrom, Marcus Ohman, Priya Shyamsundar, Will Steffen. Gisbert Glaser, Norichika Kanie e Ian Noble (alcuni di questi nomi sono apparsi in diversi articoli di questa rubrica), dal titolo "Sustainable development goals for people and planet" (Nature, 495, 305-307).

Gli studiosi affermano in maniera chiarissima che il degrado dei sistemi naturali sta minando gli sforzi per ridurre la povertà; la stabilità ecologica planetaria è un obiettivo fondamentale per tutta l'umanità e deve integrarsi con i target che le Nazioni Unite hanno già fissato in merito alla lotta alla povertà ed all'assicurare il benessere delle società umane (i ben noti Millennium Development Goals).

Ricordo che i cosidetti Obiettivi del Millennio (Millennium Development Goals MDGs) approvati nel 2000 nel Millennium Summit delle Nazioni Unite sono otto obiettivi che gli oltre 190 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere per l'anno 2015. La Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite, firmata nel settembre proprio nel 2000 a seguito del Summit, impegna gli stati sui seguenti otto obiettivi: 1) sradicare la povertà estrema e la fame, 2) rendere universale l'istruzione primaria, 3) promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne, 4) ridurre la mortalità infantile, 5) migliorare la salute materna, 6) combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre importanti malattie diffuse a livello globale, 7) garantire la sostenibilità ambientale, 8) sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo

Ciascuno degli obiettivi è stato poi declinato in specifici target ben dichiarati con l'indicazione di date precise per il raggiungimento degli stessi.

Sino ad ora il dibattito riguardo l'adozione degli MDGs, è stato incentrato, in particolare, oltre che sulle eventuali carenze di analisi e delle giustificazioni sottese agli obiettivi scelti, anche alla difficoltà o alla mancanza di misure per alcuni degli obiettivi e ai progressi irregolari e discontinui verso il raggiungimento degli stessi. Sebbene gli aiuti dei paesi sviluppati per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio hanno registrato una crescita negli ultimi anni, più della metà degli aiuti è rivolta verso la cancellazione del debito dovuto da parte dei paesi poveri mentre il denaro rimanente viene trasferito a seguito di catastrofi naturali o per aiuti militari e, complessivamente, non creano le basi per le possibilità future di sviluppo.

I progressi verso il raggiungimento degli obiettivi sino ad oggi, non sono stati uniformi. Alcuni paesi hanno raggiunto diversi degli obiettivi, mentre altri non hanno realizzato alcuno né sono sulla buona strada per farlo. Una Conferenza delle Nazioni Unite ad hoc tenutasi nel settembre 2010 ha esaminato i progressi compiuti fino ad oggi e ha terminato i lavori con l'adozione di un piano d'azione globale per raggiungere gli otto obiettivi di lotta alla povertà fissando il 2015 come data ultima stabilita.

Gli studiosi su "Nature" individuano sei obiettivi che sono: 1) "Thriving lives and livelihoods" (vite e mezzi di sostentamento fiorenti) e cioè la fine della povertà e il miglioramento del benessere attraverso l'accesso all'educazione, al lavoro e all'informazione, alla salute e all'abitazione; 2) sicurezza alimentare sostenibile (Sustainable food security) con la limitazione all'uso agricolo di azoto e fosforo che non devono eccedere i 10 milioni di tonnellate l'anno e il ruscellamento del fosforo nei laghi e nei fiumi che deve essere dimezzato entro il 2030, 3) sicurezza idrica sostenibile (Sustainable water security), mirare all'accesso universale all'acqua pulita e all'accesso ai servizi sanitari di base, restringendo l'utilizzo dell'acqua a meno di 4.000 chilometri cubi l'anno e limitare la sottrazione di acqua dai bacini idrici a non più del 50-80% del flusso medio annuo dei singoli bacini, 4) energia pulita universale (Universal clean energy), migliorare l'accesso alle fonti di energia pulita che minimizzano l'inquinamento locale, gli impatti sulla salute e mitighino il riscaldamento globale, 5) ecosistemi in buona salute e buona produttività (Healthy and productive ecosystems) sostenere la biodiversità e i servizi offerti dagli ecosistemi al nostro benessere e alle nostre economie attraverso la migliore gestione, valutazione, misurazione, conservazione e ripristino degli stessi. Il tasso di estinzione non deve eccedere oltre le 10 volte il tasso naturale e almeno il 70% delle specie in ogni ecosistema ed il 70% degli ambienti di foresta devono essere conservati, 6) una buona governance per società sostenibili (Governance for sustainable societies) trasformare i governi e le istituzioni a tutti i livelli per finalizzare il raggiungimento dei 5 obiettivi indicati, ciò vuol dire costruire un forte partenariato incorporando i target ambientali e sociali nel mondo del commercio globale, degli investimenti e delle finanze. I sussidi ai combustibili fossili e le politiche si sostegno alle pratiche agricole e di pesca insostenibile sin qui perseguita devono essere eliminate entro il 2020.

Queste indicazioni sono certamente molto utili nel percorso dell'individuazione dei nuovi Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Gianfranco Bologna

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