La Grecia da 5 anni è sprofondata in una recessione dalla quale non si vedono vie d'uscita e che la crisi finanziaria di Cipro rischia di peggiorare: nell'ultimo anno la disoccupazione è aumentata del 13% - raggiungendo ufficialmente il 26% - con il maggiore incremento nella fascia di età 20-24 anni, e il 55% dei greci tra i 15 ei 24 anni non riesce a trovare lavoro: il resto ormai si deve accontentare spesso di lavori sottopagati (quando lo stipendio arriva).
E' ormai chiaro anche al governo di emergenza Nuova Democrazia-Pasok-Sinistra Democratica che i 240 miliardi di euro di "aiuti" dell'Unione europea e dal Fondo monetario internazionale si sono trasformati dal più grande salvataggio della storia mondiale di una (piccola) economia in un fallimentare esperimento della ricetta neoliberista sul corpo nudo di un intero popolo.
La Grecia è ancora a rischio default ed il suo debito è enorme. Una situazione che torna a preoccuparci anche come italiani: la casa brucia dice, Angelino Alfano, dimentico che pochi giorni fa il vero capo del suo partito, Silvio Berlusconi, continua ad affermare che l'incendio era finto e che i pompieri non servivano. Perfino lo stesso Fmi ha riconosciuto che le draconiane politiche di austerità a senso unico imposte alla Grecia e alle altre economie europee non sono adeguate perché si basano su previsioni (e un impeto ideologico/mercatista) che hanno di gran lunga sottovalutato gli impatti dei tagli al welfare che hanno messo in ginocchio la prosperità economica e sociale.
Oggi, secondo Eurostat, più del 25% dei greci vive in condizioni di povertà, un dato peggiore di quello dell'Iran o del Messico e, come scrive Eirini Glyki nel rapporto Greek Culture Is Evolving with Prolonged Recession del Worldwatch Institute, «Con l'aumento delle tasse, il salario minimo in calo e il benessere sociale in ritirata, è difficile vedere un lato positivo. Come risultato, molti greci si sentono depressi, impotenti e arrabbiati. Peggio ancora, molti di questi individui stanno sacrificando l'ambiente ai loro sforzi per sopravvivere».
Con l'aumento dei costi del gasolio e degli altri carburanti, la gente ha cominciato a raccogliere e tagliare legname per riscaldarsi, bruciando anche i mobili. Il risultato è una deforestazione galoppante, il peggioramento dell'inquinamento atmosferico e l'aumento delle malattie polmonari. L'Istituto per la ricerca ambientale e o sviluppo sostenibile, infattim dice che il particolato atmosferico nelle città greche è raddoppiato.
Sempre più greci sono convinti che questa devastante crisi economica sia in realtà il frutto di una crisi più profonda, sociale e culturale, di un capitalismo feroce insieme alla scomparsa dei valori e delle tradizioni, convinzioni che spingono da una parte verso la nuova sinistra di Siryza e dall'altra verso la destra neonazista di Alba Dorata. Ma dal caos della miseria greca sembra nascere anche qualcosa di diverso. Molti cittadini stanno facendo virtuosamente i conti con il crollo del sistema sociale e la mancanza di politiche alternative: sempre più greci prendono in mano la situazione e affrontano le enormi difficoltà del vivere quotidiano con l'attivismo di base e locale e l'azione collettiva. Segni di trasformazione dello stile di vita che si colgono in tutto il Paese, un progresso dal basso che integra le nuove tecnologie e i valori tradizionali.
La Grecia, dopo la guerra civile del 1946-1949 e la dittatura fascista dei colonnelli dal 1967-1974 ha sperimentato un distorto modello di sostenibilità sociale fatto di impiego pubblico e clientelismo all'italiana, ma gli anticorpi di quelle lotte democratiche sono ancora ben presenti all'interno della società greca e si sono rafforzati dopo il ripristino della democrazia. Ora vivono nell'occupazione di edifici pubblici inutilizzati, ribattezzati "spazi liberi", dove si sperimenta un'ecologia anarchica e sociale. Questi "squat" sembrano l'embrione di una nuova Grecia che cerca di affrancarsi dalle norme sociali liberiste e dove i cittadini possono creare, condividere e vivere in comunità. Secondo Glyki sono come alveari per i processi partecipativi, la vita in comune e la promozione dell'alternativa.
La crisi ha portato più persone a cercare stili di vita alternativi al modello consumista/capitalista che negli ultimi 20 anni i greci avevano abbracciato con entusiasmo, indebitandosi e affossando il Paese. Molti dei giovani greci senza lavoro sono laureati e hanno anche specializzazioni e master, alcuni emigrano negli altri Paesi del nord Europa, altri cedono alla rabbia, alla frustrazione ed all'impotenza, ma un numero sempre maggiore di giovani sceglie di cambiare attivamente stile di vita.
«Diversi piccoli collettivi si stanno diffondendo in tutta la Grecia - scrive Glyki - soprattutto le comunità ecologiche nelle zone rurali. Idee moderne di vita sostenibile e consumo etico si intrecciano con l'economia dell'autosufficienza vecchio stile . Questo tipo di transizione "bottom-up" sta indicando la necessità di un nuovo modello di economia, di scoprire le potenzialità di cambiamento culturale verso una vera democrazia partecipativa, l'uguaglianza e la vita etica».
Il rapporto di Worldwatch fa tre esempi, cominciando da Spithari (Waking Life), un'eco-comunità di giovani ingegneri che vivono in una collina sopra Maratona, in Attica, e che cercano di realizzare una società basata sui principi della sostenibilità, della solidarietà e dell' autosufficienza. In una piccola fattoria appena fuori Atene praticano la piccola agricoltura naturale, coprono il loro fabbisogno energetico in gran parte con l'energia eolica e gestiscono un laboratorio di falegnameria.
«L'obiettivo della gente di Spithari è quello di creare un modello vivente di sostenibilità raggiungendo l'autosufficienza nutrizionale ed energetica delle abitazioni - si legge nel rapporto - Inoltre, vogliono offrire un punto di incontro per nutrire i processi partecipativi, nonché la creazione di una rete di eco-comunità greche per aiutare a condividere le esperienze. Grazie a questa collaborazione, i volontari della rete hanno anche aiutato ad installare una turbina eolica a Spithari»
Poi c'è il progetto Caravan: due artisti in viaggio per la Grecia per mettere in evidenza le storie personali della gente, concentrandosi sulla ricchezza della testimonianza umana e fornendo spunti per rivalutare gli stili di vita parsimoniosi, i valori e gli ideali più vicini ai bisogni reali e non a quelli indotti dal consumismo. «Il "Progetto Caravan" prevede di far luce su una terra che continua a creare, sognare, e proclamare che "Un altro mondo è qui"».
Ad Atene, dopo le proteste del 2011, hanno preso piede le banche del tempo, diventate presto una rete di economia inclusiva attraverso la quale si possono scambiare conoscenze e servizi, scambiando lavoro e beni, e non soldi. Un esperimento che funziona anche in molte località italiane ed europee, ma che la devastante crisi greca ha fatto diventare un pezzo della resistenza economico-sociale, con tanto di portale online che facilita il risparmio e l'utilizzo di lavoro a tempo tra i suoi membri.
La Banca del Tempo è diventata il simbolo del lavoro per il bene della comunità e non a scopo di lucro. «Non ci sono requisiti formali per la partecipazione alla rete, ma ci sono alcuni principi fondamentali di rispetto tra i suoi membri, come la volontà di offrire alla comunità collaborazione creativa, l'uguaglianza e la protezione dei membri delle comunità contro ogni tipo di discriminazione», spiega Glyki .
Ma in giro per la Grecia le iniziative come queste fioriscono e molte persone non cedono alla disperazione e si sforzano di costruire un futuro diverso e migliore. Dietro la faccia feroce e xenofoba dei fascisti di Alba Dorata sta crescendo una Grecia che chiede pace e libertà, uno sviluppo tecnologico che sia un prolungamento del potenziale umano, un mondo che sappia strategicamente e consapevolmente gestire le risorse naturali della Terra, un mondo dove la vita sia sana, l'uguaglianza sia la norma e una vivace e moderna vita urbana lavori contro l'isolamento sociale, le barriere artificiali tra le persone e una nuova concezione del lavoro e del consumo, che tenga conto delle risorse e del loro ciclo di vita.
I nuovi greci non si limitano ad immaginare tutto ciò, agiscono, prendendo il meglio sia dalla moderna cultura greca che dalle nuove tecnologie, ma anche dalla riscoperta dei modelli di consumo e di vita tradizionali dei loro nonni.
Umberto Mazzantini