Nella primavera 2011 migliaia di persone furono caricate sui barconi per un viaggio di sola andata Libia-Lampedusa. Dall’isola furono smistati in tutta Italia per un piano d’accoglienza straordinario gestito dalla Protezione Civile.
Il 1 marzo l’emergenza è finita. La diaria giornaliera di circa 46 euro non è più corrisposta agli enti gestori. Nonostante il business da 1 miliardo e 300 milioni a livello nazionale (circa 12 milioni solo nel Torinese), la maggior parte dei 21 mila profughi sono stati “parcheggiati” in grosse strutture - anche alberghiere - in un regime di assistenzialismo forzato.
Da un giorno all’altro si sono ritrovate per strada: in una tasca 500 euro, nell’altra un permesso di soggiorno a termine. A Torino, sabato mattina, un centinaio di loro ha occupato una palazzina dell’ex Villaggio Olimpico rispondendo così a una situazione ormai diventata umanamente insostenibile.
In provincia di Biella, invece, per 48 dei 49 profughi arrivati non è andata così. Ospitati in una prima fase nel struttura dei salesiani a Muzzano, i migranti hanno poi usufruito dell’accoglienza diffusa nel territorio. Merito del consorzio "Il filo da tessere" che ha gestito il centro e lo ha aperto alla cittadinanza, in collaborazione con la Caritas e le associazioni San Vincenzo e Apertamente. Ecco le storie dei volontari e delle famiglie che si sono prese carico di questi “migranti per forza”.
Guarda il
video