Entro due anni vendita vietata ai paesi sottoposti ad embargo, che violano diritti umani o in rapporto con terrorismo e mafia.
La storica decisione dell'Assemblea
L'Onu ha deciso di rendere più «etico» il commercio mondiale delle armi. Entro due anni sarà molto più difficile vendere rivoltelle e fucili a paesi sottoposti ad embargo, che violano diritti umani o che hanno rapporti con terrorismo e criminalità organizzata. Con una 154 voti a favore, 3 contrari e 23 astenuti, l'assemblea delle Nazioni Unite ha approvato il primo trattato internazionale sulla compravendita internazionale delle armi convenzionali. Principi all'insegna della «moral suasion» - che però potrebbero dispiegare tangibili effetti pratici - in vigore entro due anni, quando i singoli Paesi che martedì 2 hanno dato il voto favorevole all'accordo approveranno le norme più «etiche».
80 MLD DI EURO - Il testo che disciplina il business (dal fatturato di circa 80 miliardi di dollari, un volume secondo soltanto a quello del narcotraffico) non avrà vincoli coercitivi, ma favoriraà la trasparenza su decisioni e numeri e dunque una maggiore possibilità di controllo dell'opinione pubblica sulle scelte prese dai singoli governi chiamati a riferire ogni anno - è la postilla più importante del trattato voluto dall'Onu - ai rispettivi parlamenti.
IL «NIET» DI SIRIA, IRAN E NORDCOREA - Tra i promotori del documento ci sono paesi membri permanenti del Consiglio come Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Lo storico via libera al trattato da parte degli Usa è arrivato in particolare grazie alla svolta impressa dal presidente Barack Obama. I Paesi che hanno votato contro sono, senza sorprese, Siria, Iran e Nord Corea, gli stessi cioè che la settimana scorsa hanno bloccato il via libera unanime, per alzata di mano. Tra gli astenuti ci sono Russia, Cuba, Venezuela e Bolivia. Nella sala dell'Assemblea Generale dopo il voto è scattato un applauso per sottolineare l'ampio sostegno al primo trattato per regolare il multimiliardario commercio delle armi.
«MORAL SUASION»- Bocciata, appunto lo scorso giovedì, la possibilità di approvare l'accordo all'unanimità, l'assemblea ha deciso di procedere per una strada alternativa: vale a dire che il testo adottato dovrà essere ratificato da ogni singolo paese e il trattato entrerà in vigore solo a partire dalla cinquantesima ratifica, cioè non prima di almeno due anni. Il principio fondante del trattato è che ogni paese deve valutare, prima di ogni transazione, se le armi vendute rischiano di essere utilizzate da chi le acquista per aggirare un embargo internazionale, per commettere «violazioni gravi» dei diritti umani o per essere girate a gruppi terroristici o criminali.
L'APPLAUSO DELL'ASSEMBLEA - Quando il conteggio dei voti è apparso sullo schermo elettronico, nell'aula dell'Assemblea Onu è scoppiato un applauso scrosciante. Il trattato farà «la differenza riducendo le sofferenze degli esseri umani e salvando delle vite», aveva detto poco prima della votazione l'ambasciatore dell'Australia, Peter Woolcott, che ha presieduto i negoziati. «Lo promettiamo a quei milioni di persone, spesso le più vulnerabili della società, le cui vite sono state oscurate dal commercio internazionale di armi irresponsabile e illecito», ha aggiunto rivolgendosi all'assemblea.