La pretesa della perfezione ad altissima frequenza

Credo ci sia una malattia generale che ci ha ormai preso tutti. E’ quella di pretendere di vivere ad altissima frequenza, ad altissima velocità, presupponendo troppo dai nostri mezzi in una continua sfida sul filo. Non paghi degli enormi progressi della tecnologia vogliamo di più da tutto e quindi abbiamo creato sistemi naturalmente instabili, che producono bolle e che fanno seguire clamorosi slanci in avanti ad altrettanto clamorosi tonfi che ci ricacciano indietro di anni.


Il secondo aspetto di questa malattia riguarda le nostre aspettative che sono aumentate a dismisura, più dei progressi che abbiamo conseguito. E questo ci rende continuamente insoddisfatti (ci spinge anche positivamente a migliorarci) ma ci induce a pretendere l’impossibile ponendo le premesse per quelle bolle speculative e pericolose fughe in avanti che siamo poi costretti a rimangiarci.

Tutti parlano della legge di Murphy (se qualcosa può andare male lo farà) lamentandosi dei piccoli fatti negativi che ci accadono ma nessuno fa caso in realtà alla grande controlegge di Murphy per la quale dietro un giorno “normale” della nostra esistenza ipertecnologica all’interno di sistemi economici in bilico sulle piramidi dell’alta finanza ci sono centinaia e centinaia di meccanismi delicati e complessi che devono funzionare per il verso giusto. Come è statisticamente normale che accada alcuni di questi meccanismi talvolta s’inceppano e questo purtroppo non riusciamo proprio a sopportarlo. Le bolle finanziarie e purtroppo anche l’ipertensione i tumori sono tre fenomeni tipici della nostra epoca con il comune aspetto di una crescita anormale che va oltre le possibilità fisiologiche del sistema.

Non dobbiamo abbandonare il nostro desiderio di migliorarci ma dobbiamo crescere di molto in gratitudine per quello che abbiamo raggiunto imparando a non forzare i ritmi e a stupirci per ciò che sino ad ora siamo stati capaci di costruire.

In "La felicità sostenibile" di Leonardo Becchetti

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