Ormai il nostro lavoro di operatori sociali è sempre di più un luogo di lavoro multietnico vista la pluralità di persone che provengono da varie parti del mondo. Tutti i continenti hanno una loro degna rappresentanza come i vari colori della pelle e i tratti somatici. Tutta questa umanità così variegata risponde alle caratteristiche della nostra organizzazione che fa della persona, malata o lavoratore, il centro del nostro agire pur avendo necessità diverse.
La diversità in questo caso diviene sempre di più un aspetto preponderante con la quale dovremo sempre più confrontarci e per noi deve essere considerata una ricchezza. Una ricchezza perché ognuna di queste realtà umane, porta con sé valori che sommati ai nostri, arricchiscono il nostro bagaglio culturale e soprattutto umano.
La multiculturalità è un aspetto sempre più vivo nel nostro vivere quotidiano che comporta e comporterà momenti di approfondimento e formazione perchè non si tratta solo di accogliere un “collega”, ma anche la cultura da cui proviene.
Ogni cultura, etnia, ha i suoi costumi e le sue usanze che è necessario capire e accogliere come fonte di arricchimento e approfondimento della propria perché proprio conoscendo le altre culture, si riscoprono i valori e l’importanza della propria. Ma occorre anche porre attenzione che il valore della multiculturalità dell’integrazione, può essere si fattore di arricchimento e inclusione, ma anche fonte di emarginazione se non vissuto in maniera corretta. Integrazione non vissuta come un assorbimento di una cultura dominante nei confronti di altre ma nell’ottica continua dell’accoglienza.
È necessario piuttosto affermare che l’integrazione vera richiede una interazione, ovvero è necessario un incontro, una relazione reciproca. Questo incontro si ha fra uomini, tradizioni, culture, e non in primo luogo con lo Stato.
L’accoglienza e l’interscambio possono avere luogo solamente laddove c’è un soggetto, con un’identità propria, che lo propone e lo porta avanti, di fronte ad altri soggetti.
«Ciò che abbiamo in comune con l’altro non si deve cercare tanto nella sua ideologia, quanto in quella struttura nativa, in quelle esigenze umane, in quei criteri originari per cui egli è uomo come noi». Il terreno di comparazione è l’identità che precede e rende possibile tutte le differenze e con ciò la dimensione universale di ciascuna identità particolare.
Sarebbe interessante dedicare alcuni momenti di incontro nelle nostre organizzazioni non profit, dove ognuno, al di là delle mansione e degli orari, ha la possibilità di conoscersi più a fondo e di conoscere i vari aspetti delle rispettive culture. Quali sono le usanze, le consuetudini in altri paesi: quali le usanze del matrimonio in Romania, Albania, Nigeria etc. Come vengono visti gli anziani nelle altre culture? Ma anche più semplicemente, cosa si mangia in altri paesi?
Sarebbe bello, che dite?
Fabio Ceseri
Lavoro come fundraiser e responsabile risorse umane presso il Villaggio San Francesco a Scarperia (Fi). Attualmente collaboro come fundraiser con alcune piccole realtà del non profit Da sempre impegnato nel sociale. Sono stato volontario di varie realtà del non profit locale Sono stato presidente e fondatore di una cooperativa sociale di tipo A Con la passione per i social media, ho creato il network Welfareweb, per condividere notizie, esperienze, strumenti sulla cooperazione sociale, non profit e CSR. Sposato con una figlia con “gli occhi a mandorla” che è la vera passione della mia vita.