COOPI, la maggiore ong della Repubblica Centrafricana, è pronta a portare soccorso alla popolazione colpita dall'emergenza.

Papy Kabwe, responsabile dei progetti di COOPI in Repubblica Centrafricana, è rimasto a Bangui a coordinare gli aiuti umanitari, come già successo a dicembre, durante la prima fase degli scontri tra esercito e "Seleka", la fazione anti-governativa che domenica scorsa ha rovesciato il presidente François Bozizé.

Papy Kabwe non è l'unica persona di COOPI rimasta al lavoro: assieme a lui, opera il coordinamento nazionale della ong e oltre 200 operatori locali, che sono le "radici" della nostra organizzazione in un paese vasto 600 mila kmq (il doppio dell'Italia).

Grazie a loro, COOPI sta mantenendo i presidi di tutti i progetti sul territorio: 10 progetti di emergenza e sviluppo e 6 progetti di Sostegno a distanza. In queste ore, i nostri colleghi stanno registrando i bisogni della popolazione e stanno mettendo in piedi una risposta rapida all'emergenza acqua, cibo, salute.

A causa dei saccheggi, infatti, molte strutture sono state depredate o distrutte. Il caos e l'insicurezza non permettono di raggiungere molte destinazioni. Almeno 170 mila persone si sono rifugiate nella foresta per sfuggire alle violenze.

COOPI ha iniziato a lavorare in Repubblica Centrafricana nel 1974 e non ha mai abbandonato il Paese, neanche nei momenti più drammatici, rimanendo fedele al suo mandato di vicinanza alle popolazioni in difficoltà, con progetti di sicurezza alimentare, acqua, istruzione, salute, assistenza umanitaria, protezione delle donne, recupero degli ex bambini soldato, diritti umani.

Il Centrafrica è uno dei paesi più poveri al mondo: occupa il 182° posto nella classifica dei 186 paesi con l’indice di sviluppo umano più basso. I conflitti non fanno che acuire i bisogni della popolazione: 4,5 milioni di persone, di cui 1,5 concentrato solo a Bangui; oltre il 60% degli abitanti vive con meno di un dollaro al giorno e con un aspettativa di vita minore di 50 anni.

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