È stato presentato a Roma da Istat e Csr Manager Network (Associazione dei Responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori aziende italiane) un set di indicatori di sostenibilità che, se adottato dalle imprese, potrebbe consentire per la prima volta di misurare e comparare le performance ambientali, sociali e di governance delle aziende italiane. L’iniziativa rappresenta una novità assoluta in termini di trasparenza dell’informativa di impresa in Italia e a livello internazionale perché consentirà di analizzare informazioni aziendali di fondamentale importanza - fino ad oggi indicate nei bilanci di sostenibilità in modo non omogeneo e confrontabile - facendo emergere le aziende più virtuose.
Il progetto ha previsto la costruzione di un set di 10 indicatori attraverso i quali valutare aspetti rilevanti connessi al contributo delle imprese al benessere del Paese. Tra questi, il valore economico diretto complessivamente generato e distribuito dalle singole aziende; variabili della sostenibilità ambientale quali l’uso delle fonti di energia, la quantità di emissioni di gas serra e gli investimenti di carattere ambientale; dimensioni essenziali della qualità del lavoro, quali l’inquadramento contrattuale e il grado di stabilizzazione dei collaboratori, le differenze retributive tra uomo e donna, la prevenzione del disagio lavorativo. Per ciascuna variabile, anche attraverso indicatori sintetici a corredo, sarà possibile realizzare confronti e benchmark di settore, nonché attivare monitoraggi degli scostamenti nel tempo.
Il protocollo di calcolo degli indicatori rappresenta un passo importante per cogliere il contributo delle imprese al benessere collettivo oltre le performance puramente finanziarie e comprenderne la capacità di creare valore e competitività nel lungo periodo.
Per il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini: “Questo progetto, focalizzato sull’armonizzazione di concetti, definizioni e misure secondo schemi della statistica ufficiale, si ricollega al percorso già avviato dall’Istat per misurare il benessere equo e sostenibile (BES) del Paese. Solo unendo l’impegno delle imprese e quello delle istituzioni si può creare più che in passato una spinta forte nella direzione del BES, ma a tal fine occorre lavorare ancora per definire meglio come costruire i dati per la CSR. D’altra parte, l’importanza di una rendicontazione da parte delle imprese che vada oltre il dato finanziario è ormai un traguardo possibile e necessario come è stato affermato anche alla recente Conferenza di Rio+20”.
“Questo progetto segna una svolta perché crea un ponte tra le performance di sostenibilità praticate dalle imprese a livello micro e i macrofenomeni misurati dalla statistica con una base di comparabilità fino ad oggi impossibile – ha commentato Fulvio Rossi presidente del CSR Manager Network - Utilizzare indicatori oggettivi e confrontabili è importante per stimolare la tensione al miglioramento delle singole imprese, e soprattutto è la strada maestra per rendere credibili le iniziative di sostenibilità delle imprese agli occhi dei consumatori, degli investitori, delle istituzioni e dei cittadini in generale”.
I risultati saranno presentati a livello internazionale come best practice in tema di interazione tra mondo delle imprese e sistema statistico nazionale sui temi della sostenibilità. Le aziende potranno adottare gli indicatori all’interno dei propri bilanci e introdurre raffronti con medie statistiche nazionali o per settore favorendone la diffusione verso il sistema imprenditoriale nel suo complesso.
Hanno contribuito alla realizzazione del progetto alcune grandi imprese italiane che hanno partecipato alla definizione del set di indicatori: Autogrill, Bureau Veritas, Enel, Generali, Hera, Holcim, Obiettivo Lavoro, Pirelli, San Pellegrino, Terna, Unipol, Vodafone e Gucci.