Un’ennesima, drammatica violazione dell’infanzia è quella emersa
dall’indagine sulla pedopornografia condotta dalla Polizia Postale del Lazio che
ha portato oggi alla custodia cautelare in carcere di una persona che deteneva
un’ingente quantità di materiale pedopornografico, con il coinvolgimento di
bambini molto piccoli, italiani e stranieri, e anche di
neonati.
“Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al ripetersi
di abusi di tale gravità e violenza come quelli testimoniati da questa indagine”
ha dichiarato Raffaela Milano, direttore programma Italia EU di Save the
Children.
E’ necessario, sottolinea Save the Children, che il
nostro Paese assuma un impegno deciso e concreto per l’identificazione delle
piccole vittime. Sono infatti pochissimi i minori sfruttati per la
produzione di immagini pedopornografiche che vengono identificati, rispetto alla
quantità di materiale sequestrato. Si consideri che, nel 2010, sono stati in
tutto solo 12 i minori identificati.
L’identificazione delle vittime è di vitale importanza per porre fine
ad una violenza che potrebbe essere ancora in corso. “Se l’attenzione,
le risorse e i metodi impiegati nell’identificazione delle vittime non si
rafforzano nel breve periodo – prosegue Raffaela Milano - la maggior parte dei
bambini sottoposti a sfruttamento e abuso non potrà mai beneficiare di misure
per la tutela e rimarrà esclusa dall’assistenza terapeutica
necessaria”.
Tra le misure urgenti che il nostro Parlamento deve
assumere, si segnala inoltre la necessità rendere immediatamente
operativo l’Osservatorio nazionale sulla pedofilia (già previsto con
legge nel 2006) attraverso l’attivazione di una banca dati nazionale che
raccolga tutte le informazioni sui casi, per avere un quadro dettagliato del
fenomeno – sia per quanto riguarda le vittime che gli abusanti - e poter
mettere in campo le contromisure.
Va ricordato che, a seguito della recente ratifica della Convenzione di Lanzarote, come misura di
prevenzione è previsto che gli abusanti, oltre a scontare la giusta pena,
debbano avere la possibilità di recupero per evitare il rischio di recidiva, e
scongiurare una escalation del crimine per i fruitori cosiddetti “passivi” di
tale materiale. E’ ormai accertato che la fruizione passiva delle immagini
pedopornografiche attraverso la rete è espressione di un interesse che, se
alimentato, può portare al diretto uso della violenza sui
minori.
“Purtroppo le cronache ci dimostrano che queste situazioni che
ogni tanto vengono alla luce grazie alle indagini non rappresentano casi isolati
– conclude Raffaela Milano - ma un fenomeno di grandi dimensioni, in gran parte
sommerso, che, come tale, va conosciuto e combattuto, per tutelare i diritti
fondamentali di ogni bambino.
Ogni cittadino che, navigando su Internet, www.stop-it.it che opera in collegamento con
la Polizia Postale.entra a contatto con materiale pedopornografico può
segnalarlo attraverso l’hot line di Save the Children