L'Emporio di Parma, un supermercato della solidarietà, è un modello di welfare generativo.

Estrarre valore sociale dalla povertà, aiutando le famiglie in difficoltà a soddisfare i bisogni primari, ma anche favorendo l’integrazione sociale e lavorativa. È questo, come dice Daniele D’Alto, direttore dell’area market, il concetto alla base dell’Emporio di Parma, un vero e proprio supermercato nel quale è possibile trovare pasta, carne, frutta, verdura (e anche abbigliamento e prodotti per la casa e per l’igiene personale) e dove attualmente oltre 700 famiglie si riforniscono di generi di prima necessità in maniera completamente gratuita.

L'idea

Nato nel 2009 dall’idea di 24 associazioni consorziatesi nella CentoperUno Onlus sull’impulso del bando regionale Co.Ge (Fondo speciale per il volontariato) e della Fondazione Cariparma, l’Emporio è più di un “supermercato della solidarietà”: è un nuovo modello di Welfare, che vede profit e non profit al servizio dei cittadini maggiormente bisognosi.

L’organico del market è composto di soli volontari, ma trovano posto anche tirocinanti dell’Università di Parma e borse lavoro per minori con pendenze giudiziarie. Una tessera sociale consente di accedere agli scaffali per riempire la dispensa di casa, a costo zero.

I prodotti sono donati da aziende

Ogni prodotto, che viene donato da numerose aziende partner (tra le altre, Coop Consumatori Nordest. Findus, Parmacotto, Parmalat), corrisponde infatti a dei “punti virtuali”, che vengono calcolati in base alla situazione economica, e non solo, di ogni nucleo familiare.

I requisiti d’accesso vengono regolati da un sistema di valutazione avanzato che non tiene conto della semplice certificazione Isee, ma va ad indagare anche quegli aspetti solitamente esclusi, come eventuali sussidi di disoccupazione o altri aiuti statali, che possono migliorano la condizione del richiedente.

“L’Emporio vuole essere uno spazio di accoglienza – spiega il vicepresidente del consorzio CentoperUno Giacomo Vezzani –, in cui persone in grossa difficoltà possano avere una mano per arrivare, anzi tornare, all’autosufficienza”.

Il 76% dei “clienti” dè composto da immigrati, molti dei quali risiedono sul territorio parmense da più di un decennio. “È l’indice di come la situazione economica italiana abbia portato a un continuativo sgretolamento delle sicurezze di famiglie già ampiamente integrate e ritrovatesi poi in condizioni precarie” continua Vezzani. Non mancano anche gli italiani, che spesso arrivano al market dopo aver perso il lavoro.

Non solo spesa

Ma il progetto non si ferma solo alla spesa: l’Emporio è infatti un luogo di condivisione e di aggregazione. Presso il “C-Office”, spazio a metà strada fra il bar e la sala d’attesa, è possibile consumare liberamente bevande calde e vivere momenti di socialità con gli altri, con tanto di giochi per i bambini. Si possono inoltre richiedere colloqui individuali con gli operatori per avere consigli e aiuto.

“L’esperienza dell’Emporio si muove principalmente su tre direttrici diverse – afferma Sandro Coccoi di Forum Solidarietà, il Centro servizi per il volontariato di Parma –, quella dei beni primari con il market vero e proprio, quella relazionale e quella del supporto con l’orientamento al lavoro e ai bandi. Segnaliamo sempre le opportunità di cui possono usufruire, affrontiamo le problematiche dei singoli che si trovano in forte disagio”.

Oltre al sostegno dei privati, il progetto si finanzia grazie anche ai fondi della Provincia e del Comune di Parma. Tuttavia la crisi sta incidendo negativamente sulle donazioni, ora meno consistenti che in passato, tanto che non sempre è possibile soddisfare l’esigenze di tutti gli utenti. Per questo è sempre più importante il contributo dei singoli cittadini: in pochi click, attraverso il sito si può regalare una spesa oppure “adottare” una famiglia per uno, tre o sei mesi.

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