«Siamo nel pieno della crisi umanitaria», ha affermato il Direttore dell'UNICEF per i Programmi d'emergenza Daniel Toole, nel corso della conferenza dei paesi donatori - tenutasi oggi a Ginevra - diretta a mobilitare aiuti per i bambini iracheni profughi e sfollati, sottolineando altresì la responsabilità della comunità internazionale per il sostegno all'Iraq e ai paesi vicini, al fine garantire soccorsi immediati ai bambini e alle famiglie irachene. «La situazione umanitaria è peggiorata per tutti i bambini iracheni, sia per quelli che si trovano all'interno dei confini nazionali che per i bambini rifugiati nei paesi che accolgono i profughi. Solo nell'ultimo anno, le condizioni di vita si sono aggravate sensibilmente e oggi risultano quasi 2 milioni le persone che sono state costrette ad abbandonare le loro case, ridotte così alla condizione di sfollati all'interno dei confini iracheni», ha dichiarato Dan Toole ai rappresentanti dei Governi donatori. Altre 2 milione di persone - la metà dei quali sono bambini - stanno cercando rifugio in alcuni paesi confinanti con l'Iraq. Se un anno fa le condizioni di vita dei bambini iracheni erano considerate precarie ma stabili, ora il crescendo di violenza impedisce a molti bambini perfino di andare a scuola. L'accesso all'acqua potabile e ad altri servizi di base continua a diminuire a causa delle condizioni di insicurezza, degli spostamenti delle popolazioni, della perdita di lavoratori qualificati e dell'indebolimento delle infrastrutture di base. L'interazione di tali fattori ha inoltre prodotto un crescente problema di malnutrizione infantile. Oltre a ciò, il rischio di gravi epidemie aumenta di giorno in giorno: i tassi di vaccinazione sono in diminuzione in conseguenza della grave insicurezza, l'accesso all'acqua potabile sta raggiungendo un punto critico e le epidemie di diarrea acuta costituiscono nei mesi estivi una minaccia reale. Per sfuggire a una situazione in continuo deterioramento, centinaia di migliaia di famiglie si sono rifugiate in Siria e Giordania, determinando una pressione crescente sui servizi sanitari e per l'istruzione di tali paesi. L'UNICEF e i suoi partner locali continuano a lavorare in Iraq, fornendo acqua potabile e servizi sanitari e nutrizionali, nonostante i rischi quotidiani per l'incolumità del personale: per gli interventi previsti nei prossimi mesi, l'UNICEF ha stanziato dai fondi di riserva per le emergenze 2 milioni di dollari per l'Iraq e ulteriori 700.000 dollari per i rifugiati in Siria. Ciò nonostante, senza un maggiore sostegno da parte sia del governo iracheno che della comunità internazionale, i bisogni della popolazione supereranno di molto gli aiuti forniti. Per gli interventi di emergenza più urgenti nel paese, l'UNICEF ha lanciato un appello di 20 milioni di dollari, ricevendo ad oggi appena l'11% dei fondi richiesti. «Ora è il momento di potenziare gli interventi umanitari», ha dichiarato Toole, sottolineando l'importanza di ristabilire le condizioni di sicurezza, se si vuole assicurare l'efficacia degli interventi umanitari: «Non possiamo garantire servizi sanitari capillari se le donne hanno paura di portare i loro bambini in ospedale; non possiamo sperare in un aumento delle iscrizioni e della frequenza scolastica se le famiglie hanno il timore mandare i propri figli a scuola; e non possiamo sperare in un miglioramento delle condizioni sanitarie e nutrizionali della popolazione se i civili, semplicemente per comprare i beni quotidiani di prima necessita, sono costretti a rischiare la loro vita».

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