Manifestazioni in tutta Europa oggi contro gli EPA, i nuovi accordi di partnership economica che Bruxelles vuole imporre alle ex colonie. E in Italia si lancia la campagna "L'Africa non è in vendita". La prima settimana di aprile l'Europa ha avanzato una proposta commerciale alle ex colonie del cosiddetto gruppo ACP (Africa , Carabi, Pacifico): un parziale libero accesso ai suoi mercati, chiedendo però in cambio l'apertura degli ex-mercati coloniali alle esportazioni del vecchio continente. L'Europa punta insomma alla soppressione di tasse e quote che proteggono i fragili mercati dei paesi ACP.
Attualmente gli scambi commerciali tra Europa e ACP si regolano in base all''Accordo di Cotonou' del 2000, ma da mesi a Bruxelles si lavora per cercare di "superarlo". Un superamento che gioverebbe però solo alle economie europee. Nonostante le politiche di libero commercio applicate finora si siano spesso rivelate non in grado di migliorare le condizioni di vita di tutte le fasce della popolazione, l'Unione Europea insiste a chiedere ai paesi in via di sviluppo di aprire i loro mercati. Negli ultimi anni i prodotti europei hanno invaso i mercati africani più deregolamentati, danneggiando seriamente le economie locali.
Questo soprattutto perché Il 60% delle esportazioni dei paesi Acp si concentra su pochi prodotti: cacao, pesce, zucchero, caffè e banane coprono più del 55% delle esportazioni ACP. Questo ha comportato che negli ultimi 30 anni, dal 1976 al oggi, le politiche di liberalizzazione abbiamo ridotto dal 3,4 all'1% la partecipazione di questi paesi al commercio mondiale. Un altro aspetto da considerare per capire che impatto potrebbe avere l'apertura dei mercati, è il livello di trasformazione dei prodotti: dagli ACP partono generalmente beni non lavorati, che hanno poco valore aggiunto.
Ad esempio solamente il 25% del cacao esportato ha subito una prima trasformazione locale. La maggior parte dei prodotti alimentari importati sono invece trasformati e quindi diretti concorrenti delle filiere di produzione dei paesi ACP.Per protestare contro questa politica dell'Unione Europea, la società civile di tutto il vecchio continente ha programmato per il 19 aprile una giornata di mobilitazione sugli Accordi di Partenariato Economico (EPA).
Gli organizzatori hanno invitato i partecipanti a portare con sé sveglie, trombe, pentole, tamburi e tutto ciò che può fare rumore, per dare simbolicamente la sveglia all'Unione Europea, di fronte alle ambasciate e consolati.
Questa WAKE UP ACTION, si svolge contemporaneamente in molte città europee, la manifestazione principale è a Londra, ma sono previste iniziative anche in America latina (Repubblica Dominicana, Barbados, Haiti, Santa Lucia, Trinidad), Africa ( Kenya, Uganda, Senegal, Nigeria, Ghana, Burkina Faso, Sud Africa, Tanzania, Malawi; Namibia, Zambia, Mozambico) e nei paesi del Pacifico (Papua Nuova Guinea, Isole Samoa, Isole Solomon).
In Italia si manifesta di fronte all'ambasciata tedesca a Roma ed ai consolati di Napoli e Milano. Sarà l'occasione per lanciare la campagna "L'Africa non è in vendita!", sostenuta da varie realtà italiane del no profit, in coordinamento con la società civile europea e degli ACP, e con i movimenti sociali africani. Obiettivo della campagna è chiedere all'UE un cambio di rotta, bloccando la conclusione dei negoziati così come Bruxelles li propone ora.