Amnesty International e' profondamente preoccupata per i continui attacchi contro sindacalisti, attivisti per i diritti umani ed esponenti del Movimento per il cambiamento democratico (Mdc) nello Zimbabwe. L'organizzazione chiede a tutti i leader africani, sia del mondo politico che della societa' civile, di prendere posizione contro queste violazioni dei diritti umani e sollecitare il governo dello Zimbabwe a rispettare e proteggere i diritti dei propri cittadini.
Mentre oggi lo Zimbabwe celebra i 27 anni dall'indipendenza, molti dei suoi cittadini sono agli arresti nelle stazioni di polizia, si stanno riprendendo dagli assalti subiti ad opera delle forze dell'ordine e di altri corpi di sicurezza o vivono nella paura per aver osato esercitare il loro diritto a protestare pacificamente. Molte persone passano notti insonni nel terrore di essere rapiti o sottoposti a tortura, solo per aver scelto di militare in un partito politico di opposizione.
Dal 2000, l'Africa e il mondo intero hanno assistito alla rapida erosione del rispetto dei diritti umani nello Zimbabwe, come nel caso della distruzione di massa di abitazioni e beni di sussistenza di 700.000 persone nel 2005. Non e' giunto il momento, chiede Amnesty International, di prendere una posizione comune? Piu' recentemente, le violazioni dei diritti umani ai danni di persone che criticano il governo dello Zimbabwe sono diventate sistematiche. L'11 marzo, nella capitale Harare, la polizia ha ucciso Gift Tandare, un attivista locale.
Lo stesso giorno la polizia ha arrestato una cinquantina di persone, tra cui i leader dell'opposizione politica e altri attivisti, che prendevano parte a un incontro di preghiera. Molti degli arrestati sono stati picchiati brutalmente, fino al punto di subire torture, nella stazione di polizia di Machipisa, nella capitale. Morgan Tsvangirai, leader dell'Mdc, ha riportato una frattura mentre a Lovemore Madhuku dell'Assemblea costituente nazionale e' stato rotto un braccio. Altri due militanti dell'Mdc, Grace Kwinjeh e Sekai Holland, sono rimasti gravemente feriti.
La polizia ha costretto i feriti a rimanere in cella, vietando loro di ricevere cure mediche e incontrare gli avvocati. Il diritto di associazione e riunione pacifica e' riconosciuto dalla Sezione 21 della Costituzione dello Zimbabwe, dagli articoli 10 e 11 della Carta africana dei diritti umani e dei popoli e dagli articoli 21 e 22 del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Amnesty International e' ulteriormente preoccupata per il fatto che l'Unione africana abbia consentito allo Zimbabwe di agire al di fuori del sistema di protezione dei diritti umani dello stesso organismo regionale e delle Nazioni Unite.
In questo modo, si e' sviluppata una cultura dell'impunita' che ha dato luogo ad arresti, condanne e torture che ormai si perpetuano regolarmente. L'organizzazione per i diritti umani sarebbe lieta se i leader africani raddoppiassero i propri sforzi per porre fine alla sofferenza nello Zimbabwe. Un primo passo fondamentale dovrebbe essere quello di processare gli autori delle violazioni dei diritti umani e consentire l'accesso alla giustizia alle vittime. Ogni altra soluzione non sarebbe efficace. Amnesty International, pertanto, chiede a tutti i leader africani di sollecitare il governo dello Zimbabwe ad attuare pienamente le raccomandazioni formulate dalla Commissione africana dei diritti umani e dei popoli nel proprio Rapporto sulla missione di ricerca del 2002.