"Il rapporto dell'Enea è un'ulteriore conferma di quello che diciamo da tempo. Per ridurre le emissioni, rispettare gli obiettivi del protocollo di Kyoto e diminuire anche la dipendenza dalle importazioni di fonti fossili, l'Italia deve puntare su risparmio, efficienza e fonti rinnovabili.

Puntare su un aumento dell'uso del carbone, la fonte fossile che genera le più alte emissioni specifiche di CO2, nel mix energetico è invece assolutamente incoerente e anacronistico".Così il presidente di Legambiente Roberto Della Seta commenta il rapporto "Energia e Ambiente" dell'Enea presentato oggi a Roma.

"Si continua a parlare di confinamento geologico dell'anidride carbonica - aggiunge Della Seta - come una soluzione già praticabile quando sappiamo che questa tecnica è ancora in fase sperimentale e non ha riscontro nell'applicazione industriale per i costi eccessivi. Dovremmo concentrarci invece sulle fonti che di CO2 ne producono meno o non ne producono affatto".

Legambiente ricorda che le 12 centrali italiane che bruciano carbone, contribuiscono solo per il 15% alla produzione elettrica nazionale, a fronte di oltre 44 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2), pari al 33% delle emissioni delle centrali termoelettriche (133 MtCO2) e al 7,5% del totale nazionale (583 MtCO2).

Un apporto, dunque, tutt'altro che irrilevante in un contesto di forte ritardo rispetto agli obblighi di riduzione (-6,5% entro il 2012 rispetto alle emissioni del 1990, ad oggi si stima un +15%).

"Solo creando un sistema energetico distribuito, fondato su risparmio, efficienza e fonti rinnovabili, che veda la progressiva riduzione del carbone per la produzione di energia elettrica e la riconversione a gas naturale delle centrali termoelettriche che oggi utilizzano olio combustibile o carbone - conclude il presidente di Legambiente - il nostro Paese potrà dare davvero il suo contributo alla lotta ai cambiamenti climatici".

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