di CTG
E l'Occidente faccia la sua parte. A partire dalle associazioni del turismo responsabile e consapevole.
Di fronte alla tragedia che ha colpito il Sud Est asiatico, non possono certo restare insensibili le persone e le associazioni che operano per un nuovo modello di turismo, sociale, sostenibile e solidale. Anche noi ci uniamo, pertanto, al dolore di tante famiglie, di tante parti del mondo, per un evento distruttivo che ha accomunato in un'unica sorte comunità ospitanti e viaggiatori ospiti.
Al dolore è d'obbligo unire la solidarietà, ma non una solidarietà di vuote parole, bensì fatta di azioni concrete a favore di chi è oggi in una drammatica situazione di bisogno. In questo sforzo dobbiamo sentirci tutti impegnati in prima persona.
Vi è però un rischio, per noi Paesi dell'Occidente. E' il rischio che, una volta rimpatriati i nostri turisti, si tiri un respiro di sollievo. E' il rischio che, passata la prima ondata di emozione, il tutto si riduca alle aride cifre dei morti e dei dispersi. E' il rischio che il circo mediatico, che fatalmente a poco a poco va spegnendosi, ci porti ad una certa assuefazione da immagini.
Il rischio insomma è quello di dimenticare. Di sentirci in pace con la coscienza grazie a un piccolo sms. Di pensare che se non si può più andare alla Maldive, poco importa: si può andare ai Carabi o da un'altra parte.
Non deve succedere. Non può succedere soprattutto nelle persone che credono che il turismo sia un formidabile mezzo di incontro tra i popoli, in chi non lo legge solo come fenomeno economico, ma vi scorge i caratteri della conoscenza e dell'incontro tra diverse vite, culture, storie.
Passata l'ora dell'emergenza, arriverà il momento della ricostruzione. Anche in quelle realtà e località che avevano sviluppato in questi anni una particolare vocazione turistica, talvolta distorta - bisogna pur dirlo - in maniera puramente consumistica e poco rispettosa della dignità della persona.
Crediamo che la ricostruzione dovrà invece avvenire secondo criteri nuovi, che favoriscano un turismo della socialità, della sostenibilità, della solidarietà. E che i vecchi "paradisi" della vacanza vuota, da copertina, da sogno, possano invece divenire i luoghi dove le persone - ospiti e ospitanti - si incontreranno veramente e capiranno di essere in fondo uguali nella loro dignità di uomini.
Per questo l'impegno delle associazioni del turismo sociale, sostenibile e solidale non potrà fermarsi ad un semplice sms, ad un semplice versamento in banca, ma dovrà andare più in là, molto più in là.
Alberto Ferrari
Presidente nazionale del Ctg - Centro Turistico Giovanile
Coordinatore del gruppo di lavoro sul Turismo Sociale, Sostenibile e Solidale del Forum del Terzo Settore
Vita, 3 gennaio 2005