I Paesi in via di sviluppo non trarranno alcun beneficio dalla liberalizzazione del commercio ma in alcuni casi ne potrebbero risentire molto negativamente, per questo è necessario un trattamento speciale e differenziato. È quanto emerge dal rapporto annuale della Fao sullo Stato del Mercato dei Prodotti Agricoli (Soco 2006), presentato oggi a Ginevra. Sullo sfondo della ripresa dei negoziati multilaterali del Doha Round, il nuovo rapporto della Fao esamina i principali elementi che sarebbero necessari perché il commercio mondiale possa migliorare la competitività del settore agricolo dei Paesi in via di sviluppo e non rappresenti invece una minaccia alle loro fragili economie.
«Molti Paesi in via di sviluppo - ha detto David Hallam, responsabile del servizio Politiche Commerciali della Fao - vedono la liberalizzazione come una minaccia alla loro produzione nazionale e alla sicurezza alimentare della popolazione». Con la riduzione delle tariffe, secondo il rapporto Fao, le derrate importate rappresentano una maggiore competizione per i prodotti locali e per i sistemi produttivi nazionali che contribuiscono in modo significativo alla disponibilità alimentare.
Reddito ed occupazione rurale potrebbero risentirne pesantemente e non essere pronti a tener testa a questa sfida. «Sarà necessario consentire ai Paesi - ha proseguito Hallam - una certa flessibilità nell'attuazione delle nuove regole commerciali. Dovranno essere aiutati, almeno nel breve termine, ad adattarsi alla nuova realtà commerciale creata dalla liberalizzazione degli scambi». Nel linguaggio dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, conclude il rapporto, «questi Paesi necessitano di un trattamento speciale e differenziato».