In un nuovo rapporto diffuso oggi, Amnesty International ha accusato le autorità egiziane di commettere sistematiche violazioni dei diritti umani in nome della sicurezza nazionale e ha sollecitato il governo a garantire che la nuova legge antiterrorismo non rafforzi ulteriormente queste violazioni.
Presentato nel corso di una conferenza stampa al Cairo, il rapporto "Sistematiche violazioni in nome della sicurezza nazionale" fa seguito all'allarme lanciato da Amnesty International un mese fa, sul rischio che le attuali riforme costituzionali e l'annunciata legge antiterrorismo potessero costituire un'ulteriore minaccia per i diritti umani.
"Migliaia di egiziani sono finiti in prigione in nome della sicurezza; alcuni di essi sono detenuti da anni senza accusa né processo, spesso nonostante i tribunali ne abbiano ordinato il rilascio; altri ancora sono stati condannati al termine di processi palesemente iniqui" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. "Il governo egiziano ha il dovere di proteggere i cittadini e combattere il terrorismo ma, nel farlo, deve rispettare gli standard fondamentali sui diritti umani e i suoi obblighi di diritto internazionale. Troppo spesso, non lo ha fatto".
Il rapporto di Amnesty International denuncia arresti arbitrari, detenzioni prolungate senza accusa né processo, torture e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza, specialmente dei servizi per le indagini sulla sicurezza dello Stato (Ssi), cui lo stato d'emergenza, in vigore quasi ininterrottamente da quasi 40 anni, conferisce ampi poteri. Il rapporto condanna anche il ricorso ai tribunali speciali militari e di emergenza per processare civili accusati di reati contro la sicurezza e descrive come inique le loro procedure, che hanno anche determinato la messa a morte di alcuni imputati.
Secondo il rapporto, l'Egitto è stato anche una destinazione importante nella "guerra al terrore" diretta dagli Usa. Molti cittadini egiziani sospettati di terrorismo sono stati trasferiti in Egitto da parte degli Usa e di governi di paesi europei e arabi, nonostante il rischio di tortura, per essere arrestati e torturati. Il destino di alcuni di essi, vittime di rendition illegali da parte degli Usa, rimane sconosciuto. La loro identità, così come le informazioni sul luogo dove sono detenuti, non sono state rese note.
"Il governo deve fare chiarezza e rendere pubblici il numero, i nomi, le nazionalità e l'attuale situazione di tutti i sospetti terroristi che si trovano in carcere in Egitto a seguito di estradizione, rendition o ulteriore forma di trasferimento" - ha proseguito Hassiba Hadj Sahraoui.
Il rapporto elenca sei raccomandazioni fondamentali che il governo dovrebbe attuare per spezzare il ciclo di violazioni dei diritti umani, tra cui porre fine alle detenzioni segrete e indagare tempestivamente e adeguatamente su tutte le denunce di tortura.
"La tortura è ampiamente usata dai funzionari dell'Ssi, da altre agenzie di sicurezza e dalle forze dell'ordine, ma le inchieste sulle denunce sono rare e i loro risultati scarsi. Il governo deve rimuovere l'impunità che protegge chi tortura in nome dello Stato" - ha aggiunto Hassiba Hadj Sahraoui.
È essenziale, sottolinea Amnesty International, che il governo egiziano, nel momento in cui si appresta a varare nuove norme antiterrorismo, autorizzi le visite degli esperti Onu in tema di tortura e di contrasto al terrorismo. Queste visite costituirebbero una chiara indicazione della volontà dell'Egitto di rispettare i suoi obblighi internazionali.
Amnesty International, infine, rinnova le proprie preoccupazioni per il fatto che i recenti emendamenti alla Costituzione e l'imminente introduzione di una nuova legge antiterrorismo potrebbero aprire la strada a ulteriori violazioni dei diritti umani. Sebbene la bozza della legge non sia stata resa pubblica, il governo egiziano ha fatto sapere che si sarebbe ispirato a leggi simili in vigore in altri paesi, Usa compresi.
"Sarebbe un grosso errore se l'Egitto si ispirasse al Patriot Act statunitense" - ha commentato Curt Goering, vicedirettore della Sezione Usa di Amnesty International. "Il Patriot Act è contestato da molte parti negli Usa come un grave attacco alle libertà fondamentali, a causa del modo arrogante con cui sacrifica i diritti umani e la supremazia della legge in nome della sicurezza".
FINE DEL COMUNICATO Roma, 11 aprile 2007
Il rapporto Egypt: Systematic abuses in the name of security, è disponibile in lingua inglese all'indirizzo http://web.amnesty.org/library/index/engmde120012007