di Carmen Morrone
L'iniziativa è partita da Aris l'associazione che riunisce le strutture sanitarie religiose italiane per accogliere e curare le vittime del maremoto
Medicinali per la prevenzione e la cura di tifo, colera, malaria, difterite, gastroenterite, salmonellosi, penicillina e antibiotici ad ampio spettro, disinfettanti, vitamine, siringhe monouso, cotone idrofilo, bende, aghi e filo chirurgici, strumenti per un pronto soccorso; e ancora lenzuola, coperte, viveri non deperibili (latte in polvere, zucchero, mais ecc), raccolta di denaro.
E' quanto le Istituzioni socio-sanitarie gestite in Italia da enti religiosi si accingono ad inviare nelle zone dell'Asia colpite dal tragico maremoto.
"Si tratta indubbiamente di una goccia nel mare delle necessità in cui versano quelle povere genti - ha detto fratel Mario Bonora, Presidente Nazionale dell'ARIS, l'Associazione che riunisce le oltre trecento istituzioni sanitarie della Chiesa in Italia - ma è importante che le opere sanitarie della Chiesa siano tra i principali interpreti di quel movimento di solidarietà mondiale che deve urgentemente raggiungere anche l'angolo più sperduto di quel vasto territorio sfigurato dalla furia del maremoto".
"Seguendo l'esempio del Santo Padre e quello della Conferenza Episcopale Italiana - ha spiegato fratel Bonora - l'ARIS sin dalle prime ore successive all'immane disastro ha messo a disposizione della Caritas Italiana una somma di danaro. Successivamente abbiamo dato vita ad un piano d'impegno che coinvolge tutte le strutture presenti sul territorio italiano. Per rendere più agile, più sicuro e più veloce l'intervento, abbiamo evitato il centro unico di raccolta ed abbiamo affidato l'incarico alle diverse Caritas diocesane: ognuna delle nostre strutture prende contatto con gli uffici ad hoc predisposti nelle diverse diocesi e segue le istruzioni che le vengono date. In questo modo siamo certi che i soccorsi giungeranno proprio laddove necessitano, anche grazie al grande impegno dei missionari che si trovano proprio in quelle terre, soprattutto in quelle lontane dal business turistico, ma nelle quali la gente soffre e muore come altrove e anzi con la sofferenza convive da sempre".
Moltissime strutture associate hanno inoltre dato la loro piena disponibilità ad accogliere e curare quanti fossero a loro indirizzati dalle organizzazioni di soccorso internazionale attualmente impegnate nell'area colpita dal maremoto.
Vita, 4 gennaio 2005