Avrebbero dovuto essere tirate a secco da oltre sei anni, da quando cioè l'Europa ne ha decretato la messa al bando. Le reti da posta derivante però, le cosiddette "spadare", «continuano ad essere utilizzate ed in particolare nel Sud dell'Europa». L'accusa viene dalla Commissione europea che ha messo a punto un rapporto sulla base dei controlli effettuati dai suoi ispettori tra il 2003 e il 2005, per verificare nei singoli stati membri la buona applicazione delle regole europee nel settore della pesca.
E proprio in materia di controlli una procedura d'infrazione pesa sull'Italia a cui Bruxelles ha inviato il 16 marzo 2005 un "parere motivato", che è l'ultimo avvertimento prima di un'eventuale ricorso alla Corte di giustizia dell'Ue. «Nel 2006 tuttavia - hanno tenuto a precisare esperti europei all'ansa - abbiamo notato un miglioramento della situazione. Dobbiamo però capire se il sistema è ora sufficiente efficace. Dei contatti sono sempre in corso con le autorità italiane - hanno aggiunto - e la Commissione europea sta esaminando se adire o no alla Corte di giustizia dell'Ue». Il rapporto di Bruxelles sui controlli parla chiaro: «Vengono ancora sbarcate nei porti - si legge nel testo - delle quantità significative di pesce al di sotto della taglia massima per cui è autorizzata la pesca - in particolare nel Sud dell'Europa - dove gli strumenti proibiti, le reti da posta derivanti, sono sempre utilizzati». La situazione non è migliore nel Nord Europa - precisa il rapporto - dove nonostante il divieto si continua ad aggiungere alle normali sciabiche (reti a strascico) delle reti a maglie più strette per raccogliere i pesci di piccola taglia che dovrebbero invece potersi riprodurre in mare.
I francesi - spiegano - hanno sostituito il nome "spadare" con quello di "thonaille" utilizzate soprattutto nella pesca di tonno rosso, ma si tratta sempre di reti da pesca derivante. Quanto all'Italia - aggiungono - ufficialmente le "spadare" sono state messe al bando ma nel periodo preso in considerazione non c'erano norme che ne sanzionavano la presenza a bordo. La carenza nei controlli porta - secondo Bruxelles - ad un superamento delle quote di pescato per le varie specie, sia a Nord che a Sud. Per salvaguardare gli stock lo stesso commissario europeo allo pesca Joe Borg, pur riconoscimento che «progressi significativi sono stati fatti negli ultimi anni, ritiene che gli stati membri debbano essere più determinati nel far rispettare le regole».