"Quanto accaduto dopo il sequestro e la liberazione di Mastrogiacomo, e cioè l'arresto di Hanefi, è un'infamia di cui sono responsabili due signori e quello che rappresentano, Hamid Karzai e Romano Prodi". E' la dura accusa di Gino Strada, fondatore di Emergency. La frase era stata rilanciata dalle agenzie di stampa in una forma per cui sembrava che il chirurgo imputasse ai leader di Roma e Kabul la morte di Adjmal. Lo stesso chirurgo ha poi smentito: "Non l'ho mai detto, ho parlato solo di loro responsabilità per la prigionia del nostro collaboratore". Gino Strada ha replicato poi alle affermazioni di Prodi secondo il quale "è stato fatto tutto quello che un governo può fare". "Il Governo non può chiamarsi fuori dalla vicenda: questa è una logica da Ponzio Pilato. Ma Emergency, non lo permetterà. Faremo di Ratmatullah Hanefi un caso giudiziario internazionale" - continua Strada. Il fondatore di Emergency nell'intervista al Corriere della Sera mette in risalto che "L'Afghanistan è il Paese al quale l'Italia deve ricostruire il sistema della giustizia. Costo dell'operazione: 50 milioni di euro. Pensate che il ministero della Giustizia di Kabul ha sottoscritto un accordo che prevede libero accesso nelle carceri ai nostri team di medici, perché possano curare i reclusi. Ora quello stesso sistema giudiziario, rimesso in piedi con soldi italiani, ci impedisce di vedere uno dei nostri. L'uomo che ha aiutato a liberare due cittadini italiani". Intanto i servizi afghani accusano: "Hanefi è un fiancheggiatore dei talebani se non addirittura un loro miliziano travestito da operatore umanitario" - ha detto al Corriere della Sera, Amirullah Saleh, direttore generale dei servizi afgani. "Abbiamo le prove che Rahmatullah Hanefi è un fiancheggiatore dei talebani, se non addirittura un loro miliziano travestito da operatore umanitario". Il direttore generale dei servizi afgani accusa l'organizzazione di Gino Strada. "L'errore è stato sin dall'inizio coinvolgere nella trattativa Emergency, che in realtà non è una vera organizzazione umanitaria, bensì un fiancheggiatore dei terroristi e persino degli uomini di al-Qaeda in Afghanistan". Pronta la replica di Emergency. "Queste parole, per Emergency costituiscono una conferma inquietante della nostra preoccupazione che fosse in atto, attraverso l'illegale sequestro di Rahmatullah Hanefi ad opera dei "servizi" afgani, una operazione contro Emergency. Una ritorsione su destinatari impropri per l'esito del sequestro Mastrogiacomo, che ha comportato la liberazione di cinque detenuti, concordata tra Hamid Karzai e Romano Prodi". Amrullah Saleh è il capo dei servizi di sicurezza afgani - nota Emergency. L'uomo forte di Kabul. Più potente forse dello stesso governo Karzai. E ancora più del presidente, espressione di Washington. Era lui, infatti l'ufficiale di collegamento tra Washington e l'alleanza del Nord di Massud. Saleh era l'anello di una congiunzione mai avvenuta tra la Cia e il principale avversario dei Talebani allora al potere a Kabul". "Le 'accuse" contro Rahmatullah Hanefi, comparse dopo venti giorni di illegale detenzione ad opera di 'servizi di sicurezza', costituiscono un fattore decisivo sulla possibilità di Emergency di proseguire la propria attività in Afganistan". "Ripercorrendo l'intera collaborazione di Rahmatullah con Emergency, trova conferma la sua assoluta affidabilità e con essa trova conferma il carattere calunnioso delle accuse che gli vengono mosse. Di questa affidabilità si ribadisce che ha prove anche il governo italiano che già in passato ha avuto conoscenza degli atti e dei comportamenti del collaboratore di Emergency" - afferma un altro comunicato di Emergency. Per ottenere la liberazione di Rahmatullah Hanefi, Emergency chiede al governo "un atto formale e pubblico come il richiamo dell'ambasciatore italiano a Kabul o la convocazione dell'ambasciatore afghano" - ha detto Carlo Garbagnati, vice presidente dell'associazione, durante una conferenza stampa. "Chiediamo atti ufficiali - ha precisato Garbagnati - che darebbero consistenza e coinvolgerebbero direttamente in qualche modo il governo". Si tratta di richieste che "comprometterebbero", cioé renderebbero concreto l'impegno di Palazzo Chigi. "Impegno - ha concluso - che sin quando è fatto di dichiarazioni, promesse e intenzioni, pur sincere, è di modestissima efficacia". "Emergency attualmente percepisce di non avere più le condizioni di sicurezza, di movimento e di operatività per consentire l'attività che fino ad ora ha svolto" - ha aggiunto il vicepresidente nelle sede milanese dell' organizzazione, il quale ha anche ribadito che nei prossimi due o tre giorni ci sarà una "consultazione" ed uno "studio approfondito" con il personale internazionale dell'organizzazione umanitaria che lavora in Afghanistan per valutare le condizioni di sicurezza. Intanto il personale dello staff internazionale di Emergency ha già lasciato l'ospedale gestito dall'organizzazione umanitaria a Lashkar-Gah e si trova a Kabul per partecipare alla consultazione che la stessa Emergency ha fissato per i prossimi giorni sulle condizioni di sicurezza necessarie a proseguire la propria attività in Afghanistan. [GB]

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