Per combattere il commercio dei diamanti insanguinati possiamo aspettare le iniziative della comunità internazionale, nonostante le falle nel processo di Kimberley, denunciate anche da Nigrizia, oppure possiamo cominciare ad agire in prima persona.
Le alternative ai diamanti insanguinati ci sono: lo sa bene Amnesty International, che in occasione di San Valentino 2007 ha diffuso una Guida al consumatore, che invitava chiunque volesse regalare un diamante a chiedere al venditore precise garanzie sull'origine del prodotto.
Provenienza precisa delle pietre con garanzie scritte e informazioni sulla politica aziendale riguardo i diamanti provenienti da zone di conflitto: queste le domande specifiche che Amnesty propone di fare ai venditori prima di procedere con l'acquisto.
Sempre in occasione di San Valentino, Amnesty Italia ha lanciato un appello da sottoscrivere indirizzato al ministero dello Sviluppo economico, che invita il governo ad adottare misure adeguate per garantire la piena attuazione in Italia del Processo di Kimberley.Ma c'è anche chi si è spinto più in là, proponendo nella propria gioielleria esclusivamente diamanti etici, che non provengono cioè da zone di conflitto.
In Italia è il caso per esempio della gioielleria Belloni di Milano, che sta vivendo un momento di gloria mediatica anche grazie al film "Blood Diamond" con Leonardo Di Caprio, uscita in Italia a fine gennaio e che, nonostante sia rimasta a secco di Oscar (5 erano le nomination), ha però avuto il grande merito di riaprire il dibattito su una questione spesso in ombra.
La pellicola denuncia apertamente lo sfruttamento dei minatori di diamanti da parte dei "signori della guerra" per le spese di armi soprattutto dell'indottrinamento coatto di bambini soldato, e alla sua uscita, l'8 divembre negli Satti Uniti, ha suscitato diverse polemiche.
Nigrizia multimedia ha intervistato Riccardo Nouri, portavoce di Amnesty Italia.